di Marco –
E per la prima volta quest’anno mi ritrovo con un dono molto gradito, con la voglia di usarlo subito, ma con tanti dubbi su come utilizzarlo. Natali e natali a scartare pacchetti con gadget, accessori, camicie, liquori, vini, sempre ringraziando e pensando: “ma non potevano regalarmi un biglietto aereo?”. Quest’anno, inaspettato, è arrivato un bel voucher regalo di Ryanair. Non avevo partenze in programma ma con un centinaio di destinazioni a disposizione non potevo certo restarmene a casa. Ho cercato ispirazione per il viaggio googlando alla ricerca di una città da visitare e sono capitato su una pagina di HomeToGo che pubblica aneddoti di viaggio di un gruppo di travel blogger.
Mi ispirano Valentina che descrive il passeggiare tra le stradine di Santa Maria, a Capo Verde, circondata dai sorrisi dei capoverdiani; Sara che racconta le sue disavventure in Costarica con tanto di violento temporale durante un’escursione in canoa al Tortuguero National Park; Elena in viaggio dalla Bolivia verso il Cile in bus per visitare il Parque de Lauca. Vorrei vivere l’esperienza di Andrea e trascorrere la notte in un glass igloo in Lapponia, una specie di bungalow con il tetto e le pareti in vetro o essere protagonista di una favola a lieto fine come Monica nel villaggio di Essaouira.
Ma i giorni a disposizione e le rotte di Ryanair non coincidono con queste suggestioni. Scorrendo l’elenco delle destinazioni da non perdere per il 2018 l’occhio si ferma sulla parola Andalusia: nessuna esitazione, pochi minuti, qualche click e il biglietto di andata e ritorno per Siviglia è stampato sulla mia scrivania.
Siviglia ha un centro storico molto interessante, il terzo in Europa per dimensioni, che annovera, tra l’altro, alcune meraviglie architettoniche dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco: la Giralda, la Cattedrale, l’Alcazar e l’Archivio delle Indie. Siviglia mi appare come una città elegante e drammatica insieme, il suo simbolo, la Giralda, minareto in stile almohade, ricorda la grandezza del dominio dei regni moreschi musulmani e i secoli della “reconquista” degli eserciti cristiani completata alla fine del XV secolo dai Re cattolici, Fernando e Isabella.
La visita alla Cattedrale è probabilmente il momento più emozionante di un soggiorno a Siviglia: all’interno del più grande edificio gotico del mondo ci si sente sopraffatti da tanta bellezza. Vale la pena di passare qualche ora passeggiando fra le cinque navate soffermandosi nella Cappella Reale, dove sono sepolti Re Fernando e la sua famiglia, e alla Capilla Mayor con la grande pala d’altare che narra scene dell’Antico Testamento. All’inizio del transetto della navata, i quattro araldi, in rappresentanza delle quattro corone di Spagna, che sostengono un feretro di bronzo, sono i custodi delle spoglie del navigatore ed esploratore Cristoforo Colombo. Per ammirare Siviglia dall’alto si può salire in cima alla Giralda percorrendo le 34 rampe circolari che conducono ai 70 metri della sommità. Al termine della visita ci si può riposare nel verde del Patio de los Naranjos, l’elegante chiostro della Cattedrale.
Suggestiva anche la visita dell’Archivio delle indie che custodisce milioni di documenti originali e unici sulle colonie spagnole in America e nel resto del mondo.
Ma per conoscere bene Siviglia occorre bighellonare senza tempo nei suoi quartieri più caratteristici. A Triana per osservare il convento de las Minimas, la chiesa di San Giacinto e i resti del castello di San Giorgio sede dell’Inquisizione, e nell’antico quartiere ebraico, Santa Cruz, una delle passeggiate più interessanti della città, fra stradine caratteristiche e luoghi importanti come il Palacio de las Dueñas, la Casa de Pilatos, e la Alameda de Hércules.
La seconda giornata del mio soggiorno a Siviglia la dedico ad una delle mie passioni, l’architettura moderna. Non ho potuto visitare l’Esposizione universale del ’92 e le opere che vennero realizzate per ospitarla ma visto che l’area in seguito venne trasformata nel Parco tecnologico Cartuja 93 e in un parco tematico chiamato Isola Magica contavo di rifarmi. Macché! Che delusione, una mattinata sprecata a bighellonare in un’area ormai in completo degrado, inutile cercare di capire da dove partono la monorotaia o la teleferica: la ruggine ha vinto la sua battaglia.
Il sorriso mi torna quando arrivo in Plaza de la Encarnacion, uno spazio enorme dove l’architetto tedesco Jurgen Mayer ha costruito la più grande struttura in legno del mondo: il Metropol Parasol, in pratica un enorme “ombrello” traforato che lascia filtrare l’aria fresca ma si oppone ai raggi del caldo sole dell’Andalusia. La piazza è ora uno dei luoghi più vivibili della città, ospita anche un bel mercato coperto di prodotti agricoli, alcuni bar, nonché diversi reperti archeologi.
Nel centro storico di Siviglia, seppure con troppi locali “dedicati” ai turisti, si trovano alcune piccole chicche gastronomiche. Da non perdere due storiche friggitorie dove gustare pesce o carne fritti e serviti all’istante: la freiduria Reina Victoria nel quartiere di Triana e la freiduria El Salvador a pochi passi dal Municipio.
Per trovare dei locali popolari conviene attraversare il Canale Alfonso XIII, che divide in due il centro della città, e spostarsi nella zona di Triana e di Plaza de Cuba.
Ho passato una splendida serata in Calle Farmaceutico Murillo Herrera, in una piccola trattoria chiamata Los Alcores, mangiando cibo tradizionale, annaffiato da ottima birra e condito da chiacchiere con gli abitanti del quartiere.
E proprio a Los Alcores ho appreso dell’importanza dei riti della Settimana Santa per gli abitanti di Siviglia e dell’incredibile pellegrinaggio che si svolge ogni anno verso la Romeria del Rocio: quasi un milione di pellegrini si mettono in cammino da ogni parte dell’Andalusia, a bordo di carri decorati trainati da cavalli o da buoi. Tutti insieme per rendere omaggio tra preghiere, canti, balli, e memorabili bevute, alla Blanca Paloma, ovvero la Madonna del Rocio.
Ovvio, che al mattino successivo, il primo pensiero sia “come ci arrivo a El Rocio?”. Trovo dei bus della Costasur che per 5 euro percorrono i circa 90 chilometri che separano Siviglia con la cittadina immersa nella splendida natura del Parco di Doñana.
Al di fuori dei giorni del pellegrinaggio la cittadina è semideserta, dà l’impressione di un villaggio dell’antico west abbandonato dagli abitanti. Pochi curiosi si aggirano tra bianchi edifici bassi, sedi delle varie hermandades, le confraternite fondate per il culto della Vergine, che riflettono nelle dimensioni e nell’arredo la consistenza e la ricchezza dei “rocieros” che le compongono.
Nel silenzio, rotto dal tubare dei piccioni che nidificano nei sottotetti, giungo al Santuario de Nuestra Señora del Rocio dove incontro i primi locali da quando sono arrivato: sono raccolti in fondo alla navata, davanti all’altare che incornicia la piccola statua in legno intagliato della Vergine col Bambino, di cui le uniche parti scolpite sono il volto, le mani e il Cristo infante.
Prima di fare ritorno a Siviglia mi fermo su una panchina che costeggia un grande specchio d’acqua ad osservare alcuni fenicotteri, una piccola parte della numerosissima colonia che popola la Fuente de Piedra, e cerco di immaginare come si trasforma El Rocio durante i riti della Settimana Santa.
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