di Francesca Pierantoni –
Giorno 1: la città con mille nomi
Atterri ad Edimburgo e scopri che nessuno dice Edinburgh. No. La gente si divide tra chi dice Edingboro e chi dice Edingbor. E guai a contraddirli. È come sputare sul loro kilt. Come disseppellire il nonno e ballare con le spoglie. Quindi quando senti dire che stai a…
Edingbro non ti fai più domande.
Lasci le valigie in albergo e scendi nel gelo artico e la città improvvisamente cambia nome in Edinbrrrr.
Sali al castello e ti entra il demonio sotto forma di vento malefico tra il collo e il cappuccio e la città diventa Edingbrufen.
Noti a spasso tra le salite e le discese un notevolissimo quantitativo di fauna maschile biondiccia con la crocchia e diventa Edingbraga. A quel punto attendi le 5 p.m. quando sono tutti ubriachi (“e l’idioma non è più un problema”- cit. Armocida) e la città comincia a chiamarsi Edinsbrago.
Poi torni al car rental dell’aeroporto a litigare e diventa Edinsgancialamacchinastronzo.
Alla fine torni in albergo e ti fai figa per la sera, Edingxmaseve.
E con la tua amica sei molto felice.
Edingpappappero.
Giorno 2: Edinbeghe
Edimburgo è una città dal fascino cupo, austera e gotica. Una città che ti fa sentire il peso della sua storia. Non è una città facile, anzi ti tempra con una serie di piccole prove da superare.
La prima prova è quella della pioggerellina gelida che cade orizzontale e delle toilettes per turisti in giro per le strade.
Sceglierai di tenere i guanti intanto che fai pipi e ti gelerai il culo quando i guanti medesimi si incastreranno nei gancetti del body …e per scastrarli passeranno minuti preziosi alla tua sopravvivenza, o toglierai i guanti e riuscendo a riallacciarti al volo il body ma ti cadranno le unghie?
La seconda prova è quella della guida a rovescio. Sopravviverai alla rotonda che prenderai contromano intanto che con la mano destra cerchi invano il cambio tra il volante e la portiera? “Hey miss…. you need to sit on the right side to drive my car” mi ha detto il noleggiatore per poi concludere con ” alziamo il massimale dell’assicurazione? Che ne dice?”
La terza prova è quella più terribile. La cena. Ora. Non è che tu sei una sprovveduta che non sa come si sta mondo. Lo sai che in Spagna si mangia tardi e al nord presto. Quindi alle 19.30 cerchi un ristorante. Lo troverai o ti risponderanno indignati che è troppo tardi e la cucina ha già chiuso e tra l’altro è la vigilia di Natale quindi come ti permetti di sgranare gli occhi? Troverai del cibo nell’antico pub tradizionale segnalato dalla guida o sarai costretta a mangiare una pizza di cartone al ristorante Napoli con il proprietario che dice “ah pure il dolce volete? Guardate che qua alle 21.30 qua chiudiamo”
Io ho scelto di sacrificare le unghie.
Sono fortunosamente sopravvissuta alla rotonda contromano.
E ho giurato di non raccontare niente del resto.
Insomma era bello il pub tipico. Mh. Si. Buono il cibo. Si si.
E domani si va a nord.
Edinbyebye.
Giorno 3: Scendete lentamente e mettete le mani sul cofano.
La Citroen C Niente sfreccia sulle strade tenendosi a sinistra. Sinistra, attenta. Gira stretta Fra….. anche meno però. Hai distrutto lo specchietto.
Direzione Inverness, attraverso le Highlands. Miglia e miglia e miglia in mezzo al nulla di una natura aspra e scura. Alberi viola e rocce nere.
Perth val bene un caffè, dunque freccia e giro a destra. Larga allora. Stai larga. Sirene spiegate. Io penso: ovvio che n…on ce l’hanno con noi e non cago. Ci sorpassano, a destra ovviamente. Scendono due nerboruti biondoni in maniche corte: “Morningmmaddams you valhalla long the road mckenzie bahanmeter on the fujillans of the bus”
Sfodero il sorriso più innocente che la mia carriere di attrice mi consente. Chiedo sottovoce a Elena se lei ha capito. “Solo bus.” A questo punto il reato è chiaro. “Get off yuccar , drivinglisen passport valhalla the bus! You dink madam? Danaetherum due the alcooltest madam.” Allora . L’innocenza non è servita. Mi parte la modalità cerbiattona. Oh certo agenti….. dove devo soffiare? (Che in inglese suona diverso) nessun problema agenti… sapete io sono astemia e soffio volentieri….piuttosto voi agenti…. non avete freddo in maglietta? Valhalla superheroes! Oh…. ma è zero il mio tasso…. possiamo andare?
“Hai detto superheroes ai poliziotti.”
“Già.”
“Lo sguardo intanto che soffiavi era troppo però”
“Troppo?”
“Già”
“Devo lavorarci”.
E niente. Mi è sembrato giusto chiudere oggi la mia carriera di astemia, come avevo promesso a Elena prima di partire, in un pub semideserto di Inverness bevendo da una boccia per i pesci un frullato di orsetti gommosi e vodka.
Prosit.
Giorno 4: Nero come la Scozia
Percorriamo miglia infinite attraverso le highlands, strade immerse nella natura più cupa. Rocce nere, alberi neri, corvi nerissimi. La terra è nera, lo vedi dai cumuli vicino alla strada. Nei laghi scorre acqua nera. Il piatto nazionale, l’haggis, è nero. Le case, le porte, le guglie ritorte sono nere.
Aveva ragione il mio insegnante di Roma. Non puoi capire Macbeth se non vai in Scozia. Tutto questo nero non lo puoi immaginare. Poi all’impro…vviso, la neve. E tenendo a fatica la Citroen Niente (nera, guarda un po’) procediamo verso ovest in un paesaggio surreale fatto di bianco, di nero, di fischi di vento e di quelli dell’ abs che si inserisce.
Arriviamo nel nero della notte (le 16.51) a Arrochar sulle rive nere del Loch Long. Con una fame nera e disposte a mangiare pure l’haggis, il pasticcio di interiora di pecora, alle 19 siamo in una taverna tipica.
Sorry. Tardi la cucina è chiusa. Se volete abbiamo un po di pane e olio. Forse. Perché il cuoco se n’è già andato. Con l’odio nero che ci esce dagli occhi accettiamo la proposta immonda. Ci portano un po’ di pane e una ciotolina con olio nero, una specie di vinaigrette con un similbalsamico. Due francesi dagli occhi increduli come i nostri sgranocchiano sedani al tavolo di fianco. Maledette. Sono arrivate prima e hanno avuto un sedano.
Finiamo il cenone e la buttiamo li in gag: ma un dolcino? Sorry. Non abbiamo più niente. Niente sedani. Niente pane. Niente.
Sorry. Il cuoco se ne è andato.
Un te? Chiediamo timide.
Un te???? Si sconvolge la tizia. Lei. Si sconvolge.
Ci portano due te. Sorseggiamo e chiacchieriamo amabilmente. Poi un fumo nero mi ottunde la mente.
“Elena. Voltati lentamente. La puttana sta masticando. “
“E’ vero. Sta masticando. Guardala! Ha un pacchetto di patatine sul bancone!”
“Le teneva nascoste, la zoccola! Vado a chiedere se ne ha uno anche per noi. Quante sterline siamo disposte a spendere?”
“10? 15?”
“Fino a 15 ci sto. Beg your pardon, Madam, have you any chips for us also?”
“Chips? Which chips? We have no chips.”
Minchia l’odio.
È finita a mangiarci i cioccolatini Quality Street comprati per i parenti nella camera dell’ albergo.
Giorno 5: La mia Top Five del nostro Scottish Xmas E finisce anche questa breve fuga di Natale alla ricerca di ispirazione teatrale. Finisce in un aeroporto murato di gente, con controlli strettissimi: “Sorrymaddams, please open the valhalla of yubbag, controlliquid valhalla Maddams. Bathingfoamshampoocreamparfume valhalla yubbeauty should be trasparentseethruoght, but notmind goodthesame Maddams.AndthisMaddam? Valhallawhatisthis?”
“It’s a marshmellow cream, Madam”
“You eat that terriblevalhalla disgusting glue bleah valhalla Maddam?”
“It’s not to eat, I mean… it’s for a kind of game… Never mind. It’s to eat. I find it delicious.”
“Kindoggame? Sexgame? I see… Nice valhalla idea, Maddam. Sorry, yuccant takeitonthefly Maddam. Valhalla liquid.”
E la cicciotta della sicurezza mi frega idea e barattolino. Maledetta.
Cosa mi rimane di questo viaggio:
1) L’Armocida che fa effrazione al Castello di Cawdor scavalcando il cancello tenendosi la borsetta di Burberries nell’incavo del gomito
2) La riconsegna in derapata della Citroen C Niente fumante, infangata, ammaccata e con le cornamuse di Radio BBC Gael a palla.
3) I discorsi sentimental-filosofici che toccano i temi più svariati: dalla gestione delle ansie da post-abbandono al possibile utilizzo del metro stampato sulla copertina della Lonely Planet come comodo misurapeni
4) La solitudine del nero come indicazione di regia
5) La consapevolezza che il mondo è enorme enormissimo, ma le amiche talmente fantastiche da pensare di poterlo visitare tutto
Ora vai di gag dell’equipaggio di volo: un retaggio degli antichi jester, mi viene da pensare, che con allegria e spensieratezza alleviavano i pensieri dei Re di Scozia. Ora distraggono i passeggeri dai cigolii sinistri degli aeromobili Ryanair. God bless the Queens.