Safari in Tanzania “paradiso terrestre”

di Marina Bracco –
Il nostro safari e’ durato 9 giorni, abbiamo acquistato il volo Milano Malpensa/Nairobi perche’ costa molto meno rispetto al volo per il Kilimanjaro, poi con lo Shuttle Bus si arriva ad Arusha con pochi dollari. Ho organizzato tutto con un mio carissimo amico tanzaniano che ha un’agenzia, ad un costo decisamente buono, eravamo in 7 con una Jeep da 9 posti. NOTIZIE UTILI
BAGAGLIO: macchina fotografica! Borsone morbido, non griffato perche’ si riempira’ di polvere finissima rossa! Tappi delle biro BIC, servono per infilare le nostre spine nelle loro prese di corrente! Vestiti di colore neutri. Non deve mancare una torcia perche’ difficilmente di notte c’e l’energia elettrica. Questo e’ indispensabile, il resto e’ soggettivo!
VACCINAZIONI: obbligatoria la febbre gialla.
CAMBIO: 1950 scellini tanzaniani valgono 1 euro mentre 1450 scellini tanzaniani 1 dollaro. Conviene portare dollari, anche perche’ in certi casi danno un valore uguale a tutti e due!
PASTI: i piatti tanzaniani sono buoni, prevale il riso, il pollo, le patate ma anche altre verdure e poi la frutta di certo non manca, banane, mango, papaia e ananas speciali! Il lunch-box che si mangia a pranzo e’ una sorpresa!
CLIMA: caldo secco di giorno, ma siamo vicini all’equatore per cui il sole e’ forte, notevole l’escursione termica di notte anche piu’ di 10 gradi in meno, di conseguenza nel bagaglio non devono mancare un cappellino e gli occhiali da sole, ma neanche un pile, o una giacca per il freddo!
COMUNICAZIONE: la rete telefonica e’ buona, non sempre nei parchi, chiamare dalla Tanzania con i cellulari e’ molto costoso, e’ possibile prendere una sim in loco, hanno tariffe molto convenienti per l’Italia.
INFO: io ogni volta porto matite, biro, vestiti, giochi per i bimbi, ma regalo anche parte del mio bagaglio agli adulti, vestiti, medicine, ect. tutto cio’ che puo’ servire a persone piu’ bisognose di me!

1° e 2° giorno Milano/Nairobi/Arusha
Partenza da Milano Malpensa alle 14,30 con Egyptair. Il primo tratto del volo verso la Tanzania prevede lo scalo al Cairo, con un aereo affollatissimo di famiglie (probabilmente in maggioranza egiziane) e di bambini. Volo notturno con arrivo alle 3.20 a Nairobi. Attendiamo lo “Shuttle bus”, fa freddo, solo verso le 8,30 si parte per affrontare ancora 5 ore di strada, per lo più asfaltata ma con ogni tanto qualche dosso artificiale e gli immancabili sobbalzi! Lo “svago” maggiore del viaggio è la compilazione ripetuta della richiesta di visto per uscire dal Kenia e per entrare in Tanzania, ma considerando che ci fa risparmiare una buona quota di biglietto di viaggio lo affrontiamo con dignità. Alle 13.30 arriviamo ad Arusha alloggiamo al Kundayo Apartments, che è un bel residence, con frigo, fornelli, e tutto quanto potrebbe servire. Dopo tutto questo tragitto seduti, abbiamo bisogno di sgranchirci, ed eccoci per lo stradone principale di Arusha affiancato da piccoli vivai e bancarelle dove alcune donne nei loro costumi colorati vendono frutta e grigliano del mais bianco. Cio’ che impressiona in questo andirivieni e’ la gente a piedi, ed alcune moto lucidissime, ma i più sono i pulmini, chiamati “dalla dalla”, che stipatissimi caricano viaggiatori che devono fare spostamenti un po’ più lunghi e a seconda del percorso sono contraddistinti da strisce di colore diverso. Da come si vede su questa strada polverosa, questa popolazione ha una vera e propria venerazione per le automobili, sono molte infatti, le pseudo officine e salta agli occhi anche la cura quasi maniacale nel lavare i propri automezzi, e’ comprensibile, essendo molto probabilmente, una delle loro fonti di maggior guadagno! Il clima è piacevole, ventilato e non sembra di essere in Africa; per il resto invece sì!! Finalmente cena tanzaniana “soupe con ciapati”, una zuppa che, al posto dei crostini, si mangia con una sorta di crèpes fatta a pezzi: ottima!

3° giorno Lago Manyara
Dopo colazione, facciamo la prima sosta a far rifornimento d’acqua per tutto il nostro safari, e ci dirigiamo verso il Lago Manyara, che prende il nome dall’Euphorbia a candelabro, pianta enorme e diffusissima in questa parte del mondo. Usano questa pianta per costruire i tetti delle loro case i “bomas”. Il lago è riserva nazionale dal 1960 ed è stato dichiarato riserva della biosfera nel 1981. Incontriamo Masai al pascolo con le loro mucche magre con la gobba per la riserva d’acqua. Attraversiamo il villaggio di Mtowambu, e incominciamo a prendere confidenza con il loro bel saluto: “jambo”, “nzuri sana” (tutto bene), “hakuna matata” (non c’è problema) lasciamo il bagaglio al Jambo Lodge un bel complesso nel verde con tanti uccelli ed un grosso nido di marabù, proprio sopra un albero davanti alla reception. Entriamo nel parco,ed ecco le prime famiglie di babbuini che si spulciano, ma poco piu’ avanti ci vengono incontro giraffe, facoceri, scimmie, dik dik, elefanti, manguste. Verso le due del pomeriggio ci fermiamo a consumare il nostro lunch-box che, come avremo modo di vedere, non si discosterà mai di tanto: un uovo sodo, pollo arrosto, due fette di pane con formaggino, un wafer ,un succo di frutta e l’immancabile banana, ma mangiamo “in compagnia” di meravigliosi uccellini coloratissimi, e “di fronte a noi” lungo la riva del Lago, numerose zebre giocano a rincorrersi, e le giraffe si muovono con quel loro modo di fare molto buffo, poverine hanno questo collo lunghissimo che gli complica la vita, e’ uno di quei momenti che dopo il safari spesso ti tornera’ in mente! Ci dirigiamo all’Hippo Pool (la Piscina degli Ippopotami) accolti da tante zebre e dagli ippopotami a bagno, purtroppo e’ tardi e bisogna uscire. Abbondante cena con zuppa, pollo, banana. Ci servono con deferenza, rivolgendosi alle signore con “mama” e ai signori con “papa”.La sera spettacolo di danza e esibizione di suoni; fuori dal recinto del lodge invece buio pesto! Ci fermiamo dentro l’area lodge a curiosare i numerosi oggetti locali ed affrontiamo il loro simpatico modo di contrattare, che per loro è proprio un gioco, partono da cifre altissime per poi scendere a cifre bassissime così è più lungo e divertente, in verità per chi non è abituato come noi, è un po’ faticoso.

4° giorno Serengeti
Oggi si va verso il Serengeti zona di conservazione a 1400 metri, facciamo una prima sosta ad ammirare il Lago Manyara dall’alto, attraversiamo il Ngorongoro N.P. pieno di vegetazione, a tratti lussureggiante; un elefante quasi ci entra nella jeep! I Masai in compenso non amano essere fotografati, anche se la nostra guida Ibrahim, ci dice che sono ospitali e per ospitalità prestano anche la moglie, che se dovesse rimanere incinta, il figlio viene riconosciuto dal padrone di casa, c’è addirittura un vecchio Masai con 30 mogli. Pranzo all’entrata del Parco, saliamo sulle rocce retrostanti l’area picnic per estasiarci a guardare l’immensa “pianura senza fine” dall’alto! Lungo la pista che attraversa il parco troviamo ancora tantissimi animali, passiamo dall’Hippo-pool dove oltre agli ippopotami vediamo nell’immobilità che li contraddistingue, anche due coccodrilli e intravvediamo, tra la folta chioma di un albero, un leopardo. Si fa invece riprendere in primo piano, un giovane ghepardo, bellissimo! Comincia il vero safari fotografico! Per due notti ci fermeremo all’Ikoma Safari Camp. C’è un tramonto da favola; e nei dintorni diverse giraffe che mangiano le foglie degli alberi. Mirko, che cerca di avvicinarle per fotografarle, dice che hanno paura. Questo accampamento è gestito da Pepe che, come ci racconta, in un gramelot tra spagnolo, swaili, inglese, è arrivato qui da Barcellona, circa quattro anni e mezzo fa. Ha intuito che in una zona così verdeggiante doveva esserci l’acqua, bene prezioso, e con l’aiuto di rabdomanti l’ha trovata e ha anche installato pannelli solari e fotovoltaici. In effetti riusciamo a fare una doccia calda e abbondante. Ci racconta anche di come gli approvvigionamenti siano difficoltosi; gli occorrono 5 ore per raggiungere la cittadina dove fare rifornimento e si capisce quindi anche come il costo per un viaggio in Tanzania sia più elevato rispetto al Kenia. Al mattino ci dicono che durante la notte sono passati gnu e bisonti per raggiungere la zona dove è piovuto e dove l’erbetta crescerà in un attimo, ai quali si sono unite anche le giraffe che infatti non vediamo più nei dintorni. Questo camp è sulla rotta degli spostamenti animali e la notte i guardiani con fari e bastoni vegliano.



5° giorno Serengeti
La colazione sotto il gazebo, praticamente come essere nel Parco, in cui prevale il menù intercontinentale soprattutto salato, omelette, wurstel, bacon, ci bisticciamo la marmellata (non conoscono ancora la golosità degli italiani) ma per fortuna c’è la loro frutta tropicale siamo pronti ad affrontare la giornata tutta dedicata al Serengeti! Distese di impala e gazzelle di Thomson che sono stanziali in Tanzania, mentre le zebre che hanno un aspetto un po’ sgraziato, ma soprattutto emettono un raglio poco affascinante, a migliaia ci attraversano la strada e insieme agli gnu vanno verso il Kenia. Durante questa giornata possiamo veramente dire che il Serengeti è “un paradiso terrestre” che si spera non venga mai alterato, solo flora e fauna, leoni, ghepardi, leopardi, serval, impala, babbuini,varie specie di antilopi ,gnu, zebre, bisonti, facoceri, gazzelle di Grant, gazzelle di Thomson, manguste, ippopotami, coccodrilli, elefanti, giraffe, iene,sciacalli, tantissime specie di uccelli, ho elencato i nomi di animali conosciuti, perche’ sono migliaia. Rimaniamo a guardare in silenzio, pensando “sara’ reale o sto sognando?” Sulla strada di rientro all’Ikoma dei giovani con una maschera bianca sul viso, e’ sterco di iena che si spalmano per due settimane quando vengono circoncisi. Il rientro è molto triste perché, come avremo modo di ripetere ogni sera, ci sono famiglie e bambini che si avvicinano alla jeep con gli occhi speranzosi di ricevere qualcosa e quando noi gli porgiamo le cibarie non consumate, loro ci sorridono con riconoscenza e ci salutano.

6° giorno Ngorongoro
A malincuore dopo colazione abbandoniamo il Serengeti. Arrivati all’ingresso del Parco del Ngorongoro, dall’alto l’enorme cratere con sullo sfondo un lago di soda. Ci sono al pascolo migliaia di animali, facoceri, gnu, zebre, gazzelle, elefanti anziani che sostano in un punto molto umido, dove aspettano di “morire”, perché l’erba non mancherà’ mai e non devono faticare a cercarla. Incontriamo Masai con i loro bastoni, i costumi rossi e viola e ci sono anche tanti bambini che portano al pascolo i loro animali. Ogni tanto da lontano spunta un lungo collo e’ uno struzzo, ma anche gruppi numerosi di “gru coronate”! Avvistiamo il famoso “rinoceronte nero” uno dei pochi esemplari rimasti nel mondo! Ci fermiamo a mangiare sulle rive di un laghetto ma all’interno della jeep, perché ci sono rapaci che volano poco sopra di noi e potrebbero mangiare i nostri pranzi. Riusciamo a scovare un leone e una leonessa in un gioco d’amore: è sempre la femmina che comanda il gioco. Sotto vento c’è un branco di gnu che appena sente l’odore dei leoni fa dietro-front. Usciamo dal cratere attraverso una pista ripidissima; è emozionante, salire avendo ai lati una vegetazione lussureggiante, foresta tropicale! Poi discendiamo verso Karatu, siamo a 14 km di distanza, vediamo uno dei pochi cartelli stradali e ci ritroviamo anche sull’asfalto; sembra un altro mondo! Fermata per fare acquisti di stoffe che non sono però quelle che indossano le donne del luogo, peccato! Arriviamo in un bell’albergo l’Eileen’s Tree Inn a Karatu. La luce arriva solo alle 19,15 e non c’è acqua calda, anche se ci sono già’ gli scavi per una futura piscina! Anche questa sera c’è pollo ma è una “chicken pie” buona, con purè e verdure oltre che un dolce con banane. Il lodge ha giardini con dei bellissimi fiori,e dei bei viali di bouganvillees che illuminiamo con le nostre torce per recarci nelle nostre confortevoli camere.

7° giorno Lago Eyasi
Diretti a Nord Ovest attraversiamo zone dove ci sono casupole sparse, animali al pascolo ben pasciuti anche se non vediamo molta erba. Ci sono tante “primary school” ed anche “secondary school”; del resto ci sono tantissimi bambini. Uffici del turismo con insegne della “Coca cola” e ragazzi che viaggiano su biciclette lucidissime in netto contrasto con la polvere della strada, ai lati baobab enormi, finalmente il lago Eyasi! Una distesa bianca davanti a noi, dove una volta c’era il lago, ora è una dura crosta salata, non possiamo raggiungere la riva perche e’ molto lontana, e con la jeep si rischierebbe di sprofondare!! Ripartiamo per far visita alla tribù degli Hadzabe, sono noti perché usano un modo di esprimersi con la lingua a schiocchi; vivono all’aperto e di caccia e ci accolgono offrendoci di fumare marijuana in una pipa fatta di pietra. Accendono il fuoco sfregando un legno particolare secco su di una lama in ferro. Per procurarsi un po’ di soldi le donne e i bambini fanno braccialetti in perline. Si divertono a farci vedere le loro frecce avvelenate. La corda del loro arco è fatta con téndine di giraffa. Una mammina giovane e bella si fa fotografare mentre allatta il suo bimbo (è bellissimo). Sostiamo in un “bar” per mangiare il nostro lunch-box e anche qui ci sono i bimbi che aspettano qualche avanzo. Noi ben felici cerchiamo di mangiare sempre poco per darlo a loro. Tornati all’albergo decidiamo di fare una passeggiata verso il paese, lungo questa strada di terra rossa, dove ci sono alcune colture, dobbiamo sfuggire alle insistenze dei venditori. Passare inosservati è impossibile (siamo” Mzungu” ossia “bianchi”). Nel tragitto incontriamo varie scolaresche in divisa.

8° giorno Karatu/Arusha/Nairobi
Si torna ad Arusha attraverso coltivazioni di caffè, dove pur essendo domenica troviamo un supermercato aperto, per comprare il caffe’, lo zucchero di canna e il the, cosi’ a casa ogni volta che faremo un break, potremo piangere! A Mtowambu facciamo una sosta ci sono tantissimi fedeli che escono dalla messa alcune ragazze hanno anche sandali con tacchi a spillo e vestiti occidentali. Si parte per il viaggio di rientro attraversando le due dogane di Namanga, verso Nairobi; alla periferia della città vediamo vari gruppi che circondano dei predicatori. Fare il “pastore d’anime” e’ un “business” è un mestiere a cui molti tendono, in quanto non è faticoso e ben remunerato dalle offerte. Alle 4,30 del mattino con un po’ di ritardo si parte per Il Cairo dove invece la coincidenza non ci fa aspettare. Un buon viaggio fino a Malpensa, di nuovo con Egyptair. Arriviamo alle 14,30 di lunedì con un po’ di stanchezza ma negli occhi e nel cuore resterà, credo per sempre, questa meravigliosa parte d’Africa, la Tanzania… Jambo, jambo.

CONCLUSIONE
E’ stato un safari alla grande, tutto ben organizzato, e senza grossi imprevisti, non abbiamo neanche bucato un pneumatico! Di solito capita sempre! Abbiamo organizzato con un’agenzia locale di Arusha di un mio amico che conosco da anni, affidabile e parla italiano molto bene.

Dopo il mio primo safari in Tanzania soffro di “mal d’Africa”, tornero’ a fine gennaio/febbraio 2012, mi manca questo periodo dell’anno!
Per info marinabracco@gmail.com

 

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