di Federico –
Quando nel cuore dell’inverno mi sono deciso a prenotare una vacanza, non sapevo ancora dove mi sarei diretto. Volevo un posto al sole, un luogo che mi strappasse il gelo dalle ossa e dalla mente. Non necessariamente un’isola tropicale, non mi sentivo pronto per atmosfere troppo esotiche. Ho pensato subito alla Grecia, dove mi ero recato una volta sola in viaggio, nell’entroterra. Perchè dunque non provare un’isola, in bassa stagione, in modo da evitare l’invasione di teenager nordici in vena di festa? Un po’ a caso, lo ammetto, mi sono deciso a destinare queste improvvisate vacanze a Kos (o Coo, come viene anche chiamata in italiano). Ho dunque prenotato un volo per 350 euro, comprensivo di soggiorno (all inclusive, come si usa dire per suonare un po’ più scafati) e mi sono messo il cuore in pace, deciso a non indagare troppo su cosa fare e dove andare, quanto a lasciarmi sorprendere una volta arrivato.
Una volta arrivato in una tarda mattina di fine marzo e abbandonato i bagagli nella piccola ma confortevole camera d’albergo nella capitale omonima dell’isola, mi sono subito messo in azione. Affittato uno scooter in uno dei tanti noleggi presenti, ho cominciato a girare senza una meta precisa. L’isola è piccola e si gira tutta agilmente in poco tempo: da Kos a Kefalos, situata all’altro capo dell’isola, ci vuole circa un’ora. Le spiagge non sono bellissime e in generale non regna la tipica atmosfera che ci si può immaginare in un’isola in Grecia: le tipiche case bianche e azzurre sono presenti solo in piccolo numero e si ha più l’impressione di trovarsi in un luogo imprecisato nel Mediterraneo, che potrebbe essere in Spagna come in Italia. Un po’ anonimo, se vogliamo. Ma anonimità, pace e solitudine era proprio quello che stavo cercando.
L’isola è celebre per aver dato i natali a Ippocrate, padre della medicina occidentale e il platano (o almeno un presunto discendente di questo) sotto il quale insegnava ai suoi allievi è ancora visibile nel centro di Kos, nella piazza che porta il suo nome, accanto alla splendida moschea di Gazi Hassan e non distante dal Castello di Neratzia, costruito dai Cavalieri Ospitalieri nel XIV secolo. In questo luogo lo sguardo può letteralmente spaziare nella storia dell’Occidente e del Mediterraneo. Obbligatoria poi anche una visita al tempio di Asclepio (o Asklepion), dio della medicina, considerato il primo ospedale della storia.
Più che le spiagge, che come accennavo non sono spettacolari come in altre isole, meritano una visita le terme, dove ci si può bagnare nell’acqua sulfurea e calda – l’ideale per un periodo di bassa stagione. Per il resto, ho passato molto tempo a leggere, camminare e astrarmi per una settimana dai problemi che mi assillavano a casa. Una sorta di pulizia mentale, un perdermi consapevolmente nel dolce far niente con assoluta fiducia di ritrovare la strada con rinnovato vigore.