Marocco d’inverno

di Monica Pasquino –
Se incontri una montagna in Marocco, la strada che percorri sicuramente ci salirà sopra.
(il nostro motto)
Ci sono tanti modi per concludere simbolicamente un viaggio: l’ultimo caffé al bar dove quel camiere dalla prima notte ti aveva incantato con la sua parlantina; uno scatto al terminal dell’aeroporto che cattura l’allegra brigata di avventure con le spalle curve e gli zaini colmi; l’acquisto lento e ricercato di un cimelio da portare ai propri cari rimasti a casa; la passeggiata nel posto che porterai nel cuore – quello sei certo – per sempre.
Il mio saluto al Marocco si realizza attraverso la produzione di un piccolo testo, con l’ausilio della poco romantica tecnologia smart.
Non è nulla di sistematico, come un diario, niente didascalico, come un racconto di viaggio. Offro solo qualche istantanea, perché mi piace l’idea che il mio saluto simbolico possa essere pubblico e magari persino utile a qualche intrepido viaggiatore indipendente.

Il viaggio.
Sono stata in Marocco, nelle regioni centrali e meridionali del Paese, nelle vacanze invernali del 2012, in carovana (Anna, Cathy e Luca i compagni di viaggio) e a bordo di una poderosa Panda, affittata in un’agenzia di fortuna a Marrakech, tutto sommato poco affidabile.
Ho salutato l’arrivo del dodicesimo anno del nuovo millennio nel Sahara (a Erg Chigaga, non nella frequentata regione di Erg Chebbi).
Delle esperienze e dei luoghi visitati, quelli che più mi hanno toccato il cuore sono le kasbe diroccate, i mille mestieri dei souk, l’ospitalità che ci hanno regalato alcuni villaggi berberi, le sfumature amaranto che sanno assumere le distese di roccie al calare del sole, l’aridità delle zone brulle e desertiche interrotte da macchie verdi di palme e dal miracolo dell’acqua.

Tra tutte le persone conosciute, i luoghi visitati e i paesaggi ammirati, mi hanno davvero conquistato il cuore delle tappe non troppo frequentate dai viaggiatori, motivo in più per dargli visibilità qui:

1) La Valle del Draa, Tamnougalte
Lungo il tragitto carovaniero della Valle del Draa, soprattutto tra Agdz e Zagora, siamo stati colti dalla commozione che provoca l’incanto della bellezza quand’é macchiata dal fascino dell’incolto e dell’inesplorato. Così quando ascolti il suono tormentato di un geniale violinista. Di kasbah in kasbah, di oasi in oasi, tra il filo rosso dell’asfalto e un sottile nastro d’acqua, si arriva aTamnougalt, forse il più antico, bello e ben conservato ksour del Marocco.
Tamnougalt, costruita con mattoni di fango, mostra la fierezza di chi, qualche secolo fa, fu capitale di una piccola repubblica indipendente e, oggi, si inorgoglisce ospitando studenti di architettura araba provenienti da tante parti del mondo.
A Tamnougalt abbiamo avuto il piacere di conoscere Mustafà, Chia e Aisha, del primo mi ha conquistato l’eleganza, la piacevolezza nel disquisire, l’interesse per la politica e l’occidente, della seconda la giovane e inconsapevole risata, della terza la profondità dello sguardo e la spontaneità nel tocco, nell’abbraccio. Cercate Mustafà Maktob a Tamnougalt (o scrivetegli a mustakassi@gmail.com) e sperate che possa ospitare anche voi nella sua deliziosa dimora, come ha fatto con noi.



2) Legzira Place
É una baia isolata nella costa atlantica del Marocco, tra Mirleft e Sidi Ifni, sospesa tra le onde e le alte pareti rocciose. Dieci chilometri di spiaggia, adornata da sassolini dalle tonalità violacee, su cui si erigono due enormi e spettacolari archi scavati nella pietra rossa.
Quando arriva la bassa marea, passa sotto al primo arco, niente più ti sembrerà importante, oltre a ciò che hai davanti agli occhi.

3) Erg Chigaga, Majuba
«Allah ha dato all’uomo la terra e l’acqua per vivere e il deserto in regalo affinché trovi la propria anima» recita un proverbio berbero, tanto più vero qui a sud, dove l’occhio abbandona il Marocco e oltrepassa il confine con l’Algeria.
Per scalare e rotolarci nelle alte dune di Erg Chigaga, siamo arrivati a M’hamid e ci siamo affidati a El Mahjoub Soubai (telefono 00212671455065 o su internet cercando Mhamid Voyages), una guida locale indipendente, con cui abbiamo avuto uno scambio sincero e amichevole, fuori dalle convenzioni.

4) Essaouira
Ovvero la “muraglia”, anche se il suo nome antico é “mogador”, che nella lingua berbera significa “la ben custodita”. É una cittadina cosmopolita, artistica e raffinata, che si affaccia sulle Isole Porporine, un arcipelago che la fronteggia e protegge dalla furia dell’ Oceano la sua medina dai viottoli stretti e bui, dalle porte blu e dalle case imbiancate a calce, dai piccoli laboratori artigianali in un souk che ricordano l’operosità di un alveare.
Speriamo che i possenti bastioni che l’hanno protetta dai nemici per secoli, la proteggano ancora e che domani Essaouira non venda il suo incanto alle avidità del turismo di massa.

Cercate di visitarla prima che questo accada e concedetevi una cena deliziosa, biologica, a base di piatti marocchini con influenze francesi, a La Triskalla, aperto solo a cena.

5) Le Gole del Todra e Tamtatuche, Mohammed
Alte pareti di roccia rosa incorniciano un ruscello cristallino e una strada, che si colora di oro al mattino. Siamo nel mezzo della grande faglia che divide l’Alto Atlante Jebel Sarhro, a una ventina di chilometri da Tinerhir. Dopo aver fatto qualche ora di trekking, sulle montagne vicine, per ammirare il panorama, per godere il rumore che fa il silenzio assoluto, per salutare i nomadi che conducono le pecore al fiume, avete bisogno di cibo e di un giaciglio. Mohammed, con il fratello, vi offrirà quello che desiderate e lo farà con grazia e premura, sedendosi accanto a voi e parlandovi della sua terra, con la bocca sorridente e gli occhi allegri. La sua locanda si chiama Auberge Les Amis e si trova all’entrata del villaggio di Tamtattouche.

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