di Bruno Tagliamonte –
Laddove finisce il nostro continente, nel suo limite più occidentale, è situato il Portogallo, paese che viene da taluni erroneamente percepito come una sorta di estensione della Spagna, ma che invece vanta un’indipendenza assai consolidata, con le frontiere terrestri più stabili ed antiche dell’intero nostro continente. Anche la lingua portoghese, poco valorizzata, è in realtà una delle più parlate al mondo, risultando oggi più diffusa del tedesco e del francese. Il Portogallo è dunque un paese tutto da scoprire, che rivela la sua grandezza solo all’occhio attento del visitatore e che in un certo senso si nasconde dietro un velo di apparente fragilità.
Il mio itinerario, basato più sulle mie sensazioni e sul mio gusto che su un vero itinerario geografico vuole essere solo una serie di suggerimenti per “scoprire e gustare il Portogallo”, alla ricerca di atmosfere, miti, immagini e sensazioni.
La prima tappa è Lisbona, già capitale di un impero che si estendeva ai quattro capi del Globo, e che contava su decine di possedimenti, tutti dotati di porti efficienti dove si svolgevano traffici internazionali governati dai “descobridores”, i mitici Da Gama, Diaz, Cabral, Magellano. Oggi le tombe di questi uomini che sfidavano l’ignoto per la fama sono sparse per la capitale e per tutto il Portogallo, con monumenti imponenti e suggestivi che suscitano diverse emozioni ai visitatori, che con loro rivivono la storia millenaria del paese. Altri segni del passato coloniale del paese restano nei coloriti volti degli abitanti, nelle spezie usate per i cibi, nei mille stili delle città.
Lisbona è una città dalle mille salite e dalle mille discese, dai palazzi nobili ma fatiscenti, dalle chiese illustri e coperte di oro, dai tanti decori “azulejos”, attraversata da funicolari, “ascensores”, “elevadores”, “electricos”, mezzi di locomozione dei più vari tipi che vanno su e giù, instancabili, per la città, conferendole un’immagine di perpetuo movimento, che quasi ricorda un lunapark. Ancora oggi uno degli itinerari preferiti dai turisti é quello con il tram n. 28, che sferraglia come una vecchia locomotiva per i vicoletti dell’Alfama e che porta i passeggeri su sedili di legno da noi ormai scomparsi quasi dappertutto tranne che a Milano. Si scende poi al caffè “A Brasileira” nel Chado, e ci si siede accanto alla statua di Pessoa, illustre scrittore dall’eclettica personalità. Il caffé a Lisbona è un culto, come a Napoli, ed é quello “bbuono”, il più simile all’italiano che si possa trovare in Europa. Verso l’oceano invece è la Torre di Belém e poco lontano il monumento dedicato ai navigatori, imponente e significativo.
L’atmosfera di Lisbona è veramente unica: uno scenario napoletano, un bel po’ di vento atlantico, 7 colli come Roma, e dappertutto il richiamo del Fado. Eh si, senza “o fado” non si capirebbe l’animo portoghese. Le origini di questo canto così intriso di tristezza e rimpianto sono in verità oscure, ma è certo che in esso si scorgono elementi delle tragedie omeriche, del canto di libertà degli schiavi africani e dello spirito avventuroso delle genti portoghesi. Un mix eccezionale, che produce un suono evocativo ed ammaliatore, oggi reinterpretato da artisti come Mariza, Madredeus e Dulce Pontes. Si può ascoltare il fado un po’ dappertutto a Lisbona, nelle taverne dell’Alfama, nei locali del Barrio Alto, nella versione turistica ed in quella più genuina, popolare. Se cercate quest’ultima dovrete fare attenzione a quanto avviene intorno a voi: il vero fado è la dove una donna con lo scialle inizia improvvisamente a cantare tra i tavoli di una taverna del proprio dolore e delle proprie illusioni e dove vi sono delle persone che intervengono nell’esecuzione dalle finestre, dagli usci delle case, dalla strada. Il vero fado è un fenomeno popolare, quotidiano, che spinge i lisboneti fuori dal loro pudore e risuona improvviso per i vicoli e per le salite della città. Come compare di getto, così sparisce tra gli edifici e presto il carattere ombroso portoghese torna ad imporre il silenzio.
Il Barrio Alto, invece, é il campo dei giovani, con molti locali alla moda, pubs e vari bar gay e lesbo.
Lisbona è anche una moderna capitale europea: vanta il ponte “Vasco da Gama”, il più lungo d’Europa, ed il modernissimo quartiere della Expò98, con il bell’acquario che descrive la vita negli oceani, itinerario che suggerisco per osservare strutture moderne ed armoniche.
Lasciamo la città e spostiamoci sulla costa, tocchiamo Cabo da Roca, il punto più occidentale dell’Europa, la cui costa è spazzata da un oceano ondoso e freddo che incute timore a chi è abituato alle calme e calde acque del mediterraneo.
Poco oltre all’orizzonte scorgiamo l’isola Berlenga, già nel bel mezzo dell’oceano Atlantico. C’è addirittura chi sostiene che l’isola sia un frammento di America, finito chissà come al largo dell’Europa e c’è chi vi vede l’ultima vera testimonianza della mitica Atlantide. Piace davvero pensare di aver avvistato una traccia di quel mitico mondo… anche se per me Atlantide resta un luogo dell’anima, una testimonianza del nostro comune ed ancestrale passato.
Da non mancare Mafra e Sintra, due città che sono dei veri scrigni di arte, con i loro aristocratici palazzi, i vari castelli e le belle chiese. Si Visiti poi Batalha luogo dell’epico scontro con le truppe spagnole, con l’imponente cattedrale eretta per celebrare l’ amore dei portoghesi per la libertà.
Necessaria tappa a Coimbra: antica capitale del paese, città colta che ospita una delle università più antiche del mondo. Anche qui si sale e si scende dalle varie alture ed il panorama che si gode dalla piazza dell’università è spettacolare, così come la famosa biblioteca dorata. La città si è sviluppata quasi sulle rovine di Conimbriga, centro del potere romano nel paese, ove si trova ancora un notevole sito archeologico, con le sue insulae, la sua avanzata e complessa rete idraulica, le sue imponenti mura. E’ una testimonianza delle comuni radici latine del Portogallo, luogo della presenza romana più occidentale del nostro continente.
A Lamego un’imponente scalinata conduce in più tappe ad un santuario posto in cima a un monte, attraverso strutture dall’architettura complessa e fantasiosa ma armonica. Il senso di fatica che viene dal percorrere i tanti gradini è ricompensato dall’ampio panorama che il visitatore può ammirare al termine del percorso.
Sulla strada verso ovest, nella località Cova da Iria, merita una tappa Fatima, luogo di commovente devozione cristiana, santuario conosciuto in tutto il mondo.
Appena poco lontano, esattamente al centro geografico del Portogallo, ecco Tomar, già fulcro del potere dei Templari, di cui scorgiamo ancora l’imponenza del monastero-fortezza. Nessun altro luogo templare è meglio conservato, e la chiesa ottagonale al suo interno racconta ancora una storia antichissima, piena di suggestioni e di simboli di pietra. L’intero edificio sembra porre domande al visitatore ed al tempo stesso fornire i giusti indizi per trovarvi adeguate risposte. La ben nota fine dei templari é stata una tragedia che ha colpito il cuore dell’Europa, ma qui sembra sia passata senza nessun effetto. In effetti, il Portogallo e l’Inghilterra sono state le nazioni dove l’eredità templare si è meglio conservata per secoli, assumendo forme sempre nuove ed attuali.
Ora tocchiamo il capitolo “in cucina”: una menzione a parte merita il “bacalhau” e se non amate il merluzzo, non potrete mai vivere in Portogallo. E’ il piatto nazionale e lo troverete ovunque in mille forme e mille diverse cotture che ne trasformano il sapore fino a renderlo irriconoscibile… tanto che si rischia dopo un po’ la nausea…allora è il momento di gustare la bistecca di tonno “a braça” o il pescespada o le “sardinhas” (a dimensioni riparametrate sull’oceano) o l’”espadarte” (non chiedetemi cos’è!) che vi farà riprendere dall’eccesso di baccalà.
Anche le carni sono molto diffuse e buone, pur se vengono cucinate con sconcertante semplicità. Perché non provare, infine, una delle tante “sopas”, in particolare il “caldo verde”, zuppa di verdura e carni che ricorda la cucina dei nostri avi?! Un altro punto a favore sono i prezzi dei ristoranti, decisamente bassi un po’ ovunque, da vero sogno in provincia.
E poi… il Porto! Un vino meraviglioso, dorato, liquoroso, invecchiato in enormi botti a Gaia, l’altra metà di Porto (da cui il termine Portogallo), da degustare lentamente a piccoli sorsi ed assaporare con gusto.
È l’occasione giusta per parlare di Porto, città distesa sulle rive del Douro, fiume dalle acque fredde e trasparenti. Il notevole ponte di ferro unisce le due rive e si scopre una città quasi gemella di Lisbona, per posizione e architettura. Grandi piazze liberty, imponenti palazzi ottocenteschi, e “a Ribera” luogo di incontri e ritrovi a tutte le ore ma dove usare anche molta prudenza a causa di qualche malintenzionato in giro.
Torniamo al centro del paese e scopriamo che il Portogallo è anche terra di civiltà preistorica: i tanti menhir, dolmen, cromlech sparsi in luoghi sempre panoramici e prominenti ci indicano una presenza umana che risale ai primordi della Civiltà.
Abbandoniamo per un attimo la nostra era e… ci esibiamo tutti in un festoso girotondo attorno ad un menhir… pensando agli sforzi titanici dei mitici avi che lo hanno innalzato quando le macchine non esistevano ancora.
I castelli di Marvao e Monsanto sono posti a guardia dei confini portoghesi, con imponenti mura, lunghi camminamenti e spettacolari panorami sulle valli, spazzati da un vento fresco e costante che mitiga il bruciante sole dell’interno. Oggi silenziosi, sono tuttavia ancora capaci di ricordarci quanta fatica è costata la difesa dell’indipendenza portoghese e che grida, che sudore, che clangore di armi si son uditi qui per secoli.
Giungiamo quindi a Monsaraz, un piccolo prezioso scrigno posto in un scenario imponente, che domina il più grande lago artificiale d’Europa, l’Alqueva. Migliaia di uccelli volano e si riflettono sulle acque che si espandono in mille canali e acquitrini: aironi, cicogne e fenicotteri colorano l’orizzonte.
Qui il tempo si è fermato alla creazione ed è quasi un Eden primordiale. Fate attenzione a non finire nei mille rigagnoli che troverete sul vostro cammino e godetevi l’immenso tramonto sul lago.
La vacanza si conclude in Algarve, la parte più meridionale del paese, già regno autonomo sotto la corona portoghese, dove sono cittadine animate e vivaci, dai molti (troppi) turisti e dalle tante opportunità di divertimento. Di giorno il sole è decisamente africano (il Marocco è appena qualche chilometro più a sud) e le spiagge sono ampie e sabbiose. Qui non cercate i colori e le trasparenze del Mediterraneo… non le troverete … ma l’oceano è meno freddo che nel resto del paese ed è possibile bagnarsi in qualche insenatura. Di sera le discoteche ed i bar offrono l’opportunità di fare le ore piccole in allegra compagnia e sono un buon rifugio per sfuggire al vento gelido che spazza la costa puntualmente dopo le ore 20.
Abbiamo girato il Portogallo, terra lontana dall’Italia migliaia di chilometri ed abbiamo scoperto una natura rigogliosa, genti dagli usi e costumi così simili ai nostri, una lingua tutto sommato comprensibile e … tanto vento freddo.
Tudo o resto è Fado.
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