di Mirko –
16/8 MILANO
Finalmente !!! Dopo 7 mesi di preparativi e ore passate sul web siamo pronti per partire. Alle 13.45 io (Mirko) e il mio amico Daniele abbiamo il primo dei 10 voli previsti di tutta la vacanza: il Milano-Dubai.
Incredibilmente ci capitano 2 favolosi posti vicino all’uscita di emergenza che rendono il viaggio tutto sommato confortevole. In circa 6 ore siamo nella capitale degli Emirati Arabi.
17/8 DUBAI
Alle 0.20 locali atterriamo nella capitale degli EAU. Il clima al di fuori dell’aerostazione è insostenibile: 35 gradi !!! Non osiamo immaginare quanti ce ne possano essere di giorno, anche se voci di corridoio suggeriscono che a volte si sfiorano i 50 gradi !!! Pertanto la mezza idea di visitare Dubai by night in attesa del successivo volo svanisce a contatto con l’atmosfera circostante. Vorrà dire che le prossime 10 ore in attesa del volo Dubai-Sydney le trascorreremo all’interno dello sfarzoso aeroporto arabo. Peccato perché sarebbe bastata una semplice telefonata alla Emirates per ottenere una stanza d’albergo gratuitamente. Ad averlo saputo prima….
Il Duty Free è qualcosa di esagerato, oserei dire uno schiaffo alla povertà.. Ma dopo un giro dettato più dalla curiosità che dalla reale volontà di fare acquisti, ci adagiamo sulle poltrone dell’aeroporto con la speranza che Morfeo ci rapisca in un sonno prolungato.
Così non è perché lo speaker non chiude il becco un secondo, pertanto per poter riposare decentemente dovremo aspettare i sedili dell’aereo, anche se dubito che cambierà qualcosa.
18/8 SYDNEY
Alle 8 locali e dopo 14 ore di volo arriviamo a destinazione. Il lungo volo è stato però reso meno pesante del previsto in virtù del fatto che l’aereo era mezzo vuoto pertanto siamo riusciti ad ottenere 5 posti in 2. Inoltre l’entusiasmo e l’ottima qualità della compagnia aerea hanno fatto il resto. Dopo l’iter doganale, prendiamo un taxi che ci porta verso il nostro primo alloggio: un ostello a King’s Cross. Rimaniamo stupiti da noi stessi quando ci accorgiamo che non abbiamo assolutamente sonno e che la smania di fare due passi nella capitale del New South Wales supera di gran lunga la stanchezza. In fin dei conti siamo dall’altra parte del mondo, in una terra che abbiamo sempre visto come un miraggio e che ora invece stiamo calpestando. Si, il letto può decisamente attendere.
Il giro è breve, ma sufficiente per galvanizzarci più di quanto già non fossimo. La giornata è stupenda, il cielo limpido e il sole scalda a sufficienza per permetterci di sfoderare magliette a maniche corte. La metropolitana è semplice da prendere e collega molto bene il nostro quartiere a tutta la città. In un attimo arriviamo davanti all’Opera House e ad Harbour Bridge, i simboli di Sydney. La vista sulla baia è mozzafiato e le vele bianche dell’Opera House sono uno scenario unico, che finora avevamo apprezzato solo in foto.
Verso le 13 decidiamo di tornare in ostello e rinviare il giro completo della città ai prossimi due giorni, anche perché ora le palpebre cominciano a pesare. Puntiamo la sveglia del cellulare per le 18 in modo da poter poi organizzare la prima serata in continente oceanico con calma. In realtà il cellulare non suona e ci svegliamo solo alle 22 !!! Abbiamo dormito più di 8 ore senza neppure accorgercene. Usciti in fretta e furia e messo al volo un trancio di pizza sotto i denti, ci lanciamo dentro uno dei tanti disco-pubs che popolano le vie di King’s Cross. Il locale (Empire Hotel) è carino, in tipico stile British, con musica pop e la gente che man mano che passono i minuti diventa sempre più ubriaca. Ma si sa che la cultura dell’alcol è propria di questi posti. Cerchiamo di adattarci ma non è serata, siamo troppo cotti.
Alle 2 siamo a letto convinti di dormire come ghiri. Errore!!! Alle 5 abbiamo già gli occhi spalancati. Ambientarci al nuovo fuso non sarà così semplice.
19/8 SYDNEY
Il tempo è un po’ bizzarro e ci fa cambiare più volte il programma giornaliero. Quando però il sole sconfigge definitivamente le nuvole optiamo per il tour della Baia e per un giro nella zona di Darling Harbour e nel quartiere universitario di Glebe.
Scesi con la metropolitana alla fermata di Martin Place, ci incamminiamo verso la Sydney Tower per salire fino alla discreta quota di 305 metri e ammirare così l’intero scenario della metropoli. Arrivati all’ingresso ci accorgiamo però che il biglietto costa 22 dollari, decisamente troppo per una toccata e fuga sulla cima della torre. Ci allontaniamo perciò dalla mastodontica costruzione e ci dirigiamo verso Darling Harbour. Quello che sulle guide veniva descritto come un interessante quartiere che metteva a confronto le nuove strutture con quelle di inizio secolo si rivela un po’ deludente, poiché tale confronto non appare poi così evidente.
Rimaniamo piacevolmente colpiti dal constatare che banche e gioiellerie sono aperte come se fossero macellerie; nessun metal detector, nessuna guardia, insomma l’esatto contrario rispetto all’Italia. Anzi a pensarci bene e facendo mente locale ci accorgiamo che in due giorni non abbiamo visto o sentito alcuna sirena della polizia in funzione.
Proseguendo verso Chinatown e costeggiando il Chinese Garden, si arriva sino ad Haymarket. Qui c’è un grande centro commerciale, ma ciò che consigliamo vivamente è il mercatino locale che si trova sotto un portico accanto al centro. Il mercatino si chiama Paddy’s ed il più economico in assoluto per poter effettuare acquisti di ogni tipo: vestiti, scarpe, maglioni, cappelli, souvenirs, boomerangs. L’unico inconveniente è che è aperto solo dal giovedì alla domenica. Io faccio razzia di souvenirs, Daniele invece, dopo 2 ore di totale indecisione, fa l’acquisto della vacanza: un cappello di pelle australiano (stile Crocodille Dundee) per il quale deriderò fino a Milano.
Abbandonato il mercatino prendiamo un trenino che di economico ha ben poco e andiamo a far visita al quartiere di Glebe. Questa zona, consigliata su internet da un traveler come eccezionale per il divertimento giovanile, si rivela tutt’altro che interessante. Cittadina molto tranquilla (fin troppo), zero locali, zero negozietti per far compere, insomma….tempo perso.
Alle 15 ci spostiamo verso Circular Quai per poter effettuare la crociera della baia. Il costo della crociera è uno sproposito, ma non possiamo lasciare Sydney senza aver ammirato la sua favolosa baia. Adottiamo quindi uno stratagemma: utilizziamo il Daytripper precedentemente acquistato, ossia il biglietto per poter prendere tutti i mezzi di trasporto per 24ore (15 AUD), e ci imbarchiamo sul Manly Ferry Boat. La barca ci permette di fare avanti e indietro da un molo distante una quarantina di minuti da Circular Quai. In tal modo riusciamo a vedere il panorama di Sydney dalla baia senza farci spennare.
Tornati in ostello ci diamo una lavata e siamo pronti per la seconda serata in territorio australiano.
Dopo aver girato per quasi un’ora imbocchiamo Oxford Street e decidiamo di fermarci a mangiare in un ristorantino spagnolo. La cena non è niente male, ciò che ci lascia perplessi è vedere che tutta la zona di Oxford Street è piena di omosessuali. Alziamo quindi i tacchi e torniamo in zona ostello dove lì locali e fauna femminile non mancano.
Rincasando in stanza alle 3 di notte la domanda è: ce la faremo ad agganciare definitivamente il fuso orario?
20/8 SYDNEY
Terza e ultima giornata a Sydney.
All’acquario vicino Darling Harbour preferiamo un giretto al quartiere di The Rocks dove ci imbattiamo in un altro mercatino però meno economico del Paddy’s.
Già a mezzogiorno siamo stanchi, e consci che la giornata da qui al volo di domattina delle 6 per Alice Springs sarà lunga, optiamo per un ritorno precoce in ostello con pennica pomeridiana incorporata. Prima di appoggiare la testa al cuscino visitiamo però la cattedrale di St Mary e l’antistante Hide Park, che non ha nulla a che vedere con quello di Londra.
In serata torniamo in centro per vedere come cambia il quartiere di Darling Harbour al calare del sole. La zona sembra letteralmente trasformata: se ieri mattina ci aveva deluso, stasera ci sta favorevolmente stupendo. Tutto intorno al porto è pieno di luci, di ristoranti e di locali, la gente affolla le vie in attesa di decidere dove trascorrere la serata. Sembra di essere sui Navigli a Milano. Il grosso problema è che qui c’è una ferrea selezione all’ingresso riguardo all’abbigliamento e/o la lista di ingresso. Purtroppo non siamo a Milano e i nostri vestiti sono tutt’altro che eleganti, pertanto non riusciamo ad entrare da nessuna parte. Poco male, torniamo a King’s Cross e ci tuffiamo in un locale in cui il requisito per l’ingresso è solo il passaporto. Si, proprio così, per entrare nei locali bisogna mostrare un documento valido, in particolare durante i weekend, altrimenti non entri da nessuna parte.
Rimaniamo in vita fino alle 4 e senza chiudere occhio ci trasferiamo in aeroporto dove ci attende il primo volo con la compagnia low-cost australiana Virgin Blue. Meta: Alice Springs, via Adelaide.
21/8 ALICE SPRINGS
Arriviamo ad Alice Springs quando è appena passato mezzogiorno. La voglia di fare un giretto in città ci sarebbe anche ma siamo troppo stanchi per camminare. L’ideale in questo momento è un bel sonno ristoratore. Prendiamo pertanto alloggio all’ostello prenotato e ci infiliamo immediatamente sotto le coperte.
In serata bisteccona ai ferri e due salti nell’unico localino della città. Da domani inizia l’avventura col camper.
22/8 AYERS ROCK
Sarà per l’emozione del camper, sarà molto più probabilmente per il fuso orario ancora da smaltire, fatto sta che alle 5 siamo già con l’occhio pallato.
Alle 9 siamo puntuali come svizzeri davanti al rimessaggio della Britz dove attendiamo che ci venga consegnato il camper prenotato mesi prima tramite bonifico bancario. Per fortuna non ci sono intoppi e alle 11 siamo già in marcia. Ovviamente prima di lasciare Alice Springs decidiamo di fare una mirata spesa al supermercato per evitare spiacevoli inconvenienti durante il tragitto nel deserto.
La prima destinazione è il famoso monolite australiano: Uluru, meglio conosciuto come Ayers Rock.
Il camper è molto semplice da guidare nonostante il senso di marcia a sinistra e la segnaletica stradale è ottima. Il problema maggiore si rivela invece la tenuta di strada del mezzo molto condizionata dal forte vento laterale. A parte questo inconveniente la guida è abbastanza monotona, e il paesaggio, benché caratteristico, molto ripetitivo. Il passatempo preferito diventa pertanto ascoltare musicassette con la radio e salutare quei pochi guidatori che si incrociano per la strada. Eh si perché una delle caratteristiche della guida nel deserto è proprio il saluto tra guidatori, ossia un semplice cenno di intesa dai rispettivi mezzi col fine di verificare che sia tutto ok.
Dopo circa 200km in direzione sud troviamo il primo benzinaio e decidiamo di fare il pieno.Il risparmio è molto contenuto rispetto a quanto prevedevamo, soprattutto nel deserto. Il costo del prezioso liquido può variare di giorno in giorno e si aggira sui 140/150 cent. di dollari australiani (circa 1 euro/lit). In città si può invece trovare una tariffa anche inferiore ai 120 AU$ (0,84 euro/lit).
Alle 15.30 siamo in vista del monolite ed in circa 30 minuti arriviamo all’ingresso del parco. Il costo per il transito è di 25 dollari a testa ed ha una validità di tre giorni. La prima tappa è il centro informativo aborigeno che sconsigliamo in quanto poco esplicativo nonostante la traduzione dei contenuti in più lingue, tra cui anche l’italiano. Abbandonato il centro puntiamo diretti al monolite ed in breve arriviamo al parcheggio collocato ai piedi del sentiero per la scalata. La scalata sconsigliata dagli aborigeni, ma non proibita, è un MUST di Ayers Rock e tutti si cimentano nel raggiungimento della vetta. Noi ci fermiamo a metà; un po’ perché siamo due scoppiati, ma soprattutto perché il sole sta calando e uno degli aspetti più significativi di Uluru è osservare il cambiamento di colore che assume la roccia al tramonto e all’alba.
I punti di avvistamento per alba e tramonto sono diversi ma facilmente raggiungibili perché indicati sia dalla segnaletica stradale, che dalla guida che consegnano i rangers all’ingresso del parco. L’immagine che ci si presenta innanzi al momento del tramonto è stupenda !!! Il masso gigante sfuma via via che il sole sparisce dal rosso-marroncino a marrone scuro: favoloso !!!
Stanchi morti per la lunga giornata trascorsa al volante ci dirigiamo col nostro bolide verso l’Ayers Rock Resort, un complesso di bungalow e piazzole a pochi km dal monolite. Il campeggio è abbastanza caro, ma la cosa che più ci colpisce è vedere che non ci sono barriere o controlli che filtrino l’ingresso. Chi ha fatto campeggio in Italia sa bene cosa voglio dire. In sostanza: se si vuole (ma solo se si vuole) qui fare i portoghesi è davvero un gioco da ragazzi….
23/8 MONTI OLGAS e KINGS CANYON
Alle 6 siamo già svegli per poter ammirare la roccia anche durante l’alba. Così come al tramonto, anche all’alba Uluru da il meglio di sé, virando sfumatura decine di volte, anche se il rosso vivo rimane comunque quella predominante.
Dopo aver scattato un’infinità di foto ci rimettiamo alla guida per raggiungere i monti Kaka Tjuta, meglio noti come Monti Olgas (36 formazioni rocciose che spuntano dalla terra col deserto attorno). La distanza da Ayers Rock è di soli 50km e in meno di un’ora siamo già nell’anfratto principale che separa i due costoni di roccia più grandi. La passeggiata sarebbe anche potuta essere gradevole, peccato che il vento (simil bora) ci abbia paralizzato totalmente faccia e orecchie!
Allontanati dai Monti Olgas, compiamo il percorso effettuato il giorno prima a ritroso, con l’intento di spingerci fino al Kings Canyon. Qui ci capita il primo contrattempo se possiamo chiamarlo così: siamo costretti ad un’imprevista deviazione per evitare di rimanere a secco; ciò ci servirà da lezione e d’ora in poi faremo benzina ad ogni distributore!
Dopo circa 300km siamo nel Kings Canyon. Forse ancora accecati dalla maestosità di Ayers Rock e dal panorama dei Monti Olgas, quest’ultima nostra tappa giornaliera ci sembra un po’ insipida. Il contrasto tra il rosso vivo della terra e il verde delle piante è notevole ma questo è forse l’unico aspetto che ci ha colpito.
Prima del calar del buio siamo già nel Resort limitrofe e nel ristorante adiacente sperimentiamo per la prima volta la carne di canguro: sapore particolare, abbastanza forte, ma nel complesso non male. Da provare.
24/8 ALICE SPRINGS
Oggi ci attende solo una tappa di trasferimento che ci riporti dal profondo Outback ad Alice Springs, in modo che da domani potremo puntare verso il nord e la zona dei parchi naturali attorno a Darwin.
Alle 13 siamo già ad Alice Springs, in netto anticipo rispetto alla tabella di marcia. Ne approfittiamo quindi per visitare il museo dei rettili che si trova in pieno centro, a discapito della stazione telegrafica che al contrario richiede uno spostamento col camper. La visita è piuttosto breve e della spiegazione collettiva che offre la bella guida australiana capiamo solo la metà. Non importa perché i rettili sono veri, così come il coccodrillo di 3,3 metri che occupa le acque della piscinetta per lui allestita dal museo.
Serata tranquilla, con replica di carne di canguro, stavolta meno gradevole della sera precedente causa salsa un filo acidula.
25/8 TENNANT CREEK
Oggi ci attendono 500km, tanti sono quelli che separano Alice Springs da Tennant Creek. La strada è terribilmente dritta, pochissime curve e il paesaggio che progressivamente va mutando dal rosso vivo del deserto al verde chiaro della vegetazione che riprende corpo.
A circa metà strada ci fermiamo ad ammirare i famosi Devils Marbles, enormi massi rotondeggianti che secondo la tradizione aborigena rappresenterebbero le uova deposte dal Serpente Arcobaleno. Scenario e paesaggio sono unici, peccato che le solite fastidiosissime mosche e la comparsa del primo vero caldo che proviamo da quando siamo qua, rendano il tutto una semplice toccata e fuga fuori dal camper per poter scattare le foto di rito.
Tennant Creek è una tappa intermedia obbligatoria per chi vuole andare da Alice Springs a Darwin e poco altro. Pochi negozi, pochissimi ristoranti e molti aborigeni. Già gli aborigeni….che dire dei padroni di casa? Che sono stati sfrattati!!! Con l’arrivo dei bianchi e con le direttive del governo australiano l’uomo aborigeno si è visto sempre più emarginare dalla società. Si vedono in giro per le strade in gruppo, scalzi, con un’igiene che definire poco curata è un eufemismo, il più delle volte ubriachi o comunque con la bottiglia in mano. Tutto questo sembra assurdo se si pensa che la popolazione australiana è formata per lo più da immigrati che vanno d’amore e d’accordo e che si sono integrati al meglio nella società. Come è possibile che gli indigeni del posto siano finiti così in disgrazia ???
26/8 MATARANKA e KATHERINE
Con la giornata di oggi abbandoniamo definitivamente l’Outback australiano per trasferirci nella zona dei parchi naturali vicina a Darwin. I km totali odierni sono più di ieri: 650 !!!
La destinazione finale è la cittadina di Katherine, trampolino di lancio per la giornata di domani.
Il viaggio è lungo e monotono. In noi affiorano i primi malanni fisici: Daniele è messo KO da raffreddore e mal di gola, io solo da quest’ultimo.
Per fortuna la tratta non è diretta, in quanto a un centinaio di km da Katherine decidiamo di svagarci un po’ all’interno del parco di Mataranka. Lo svago è dato dal primo bagno della vacanza; peraltro assolutamente atipico poiché svoltosi all’interno di una piscina termale (Thermal pool Mataranka) con acque superiori ai 30 gradi. Non chiedeteci però come sia possibile che da un circolo collaterale di un fiume locale si possa generare una tale temperatura dell’acqua.
Dopo il bagno tutt’altro che “rinfrescante”, ci rimettiamo in marcia verso Katherine.
Anche a Katherine come a Tennant Creek, il numero di aborigeni è elevato e l’ordine e la pulizia di alcuni giardini pubblici lascia un po’ a desiderare. Se non altro qui la vita notturna è un filo più accesa e ci permette così di rincasare (anzi “rincamperare”) oltre la mezzanotte e non alle 21.30 come il giorno precedente.
27/8 KATHERINE GORGE
Sveglia ragionevole alle 9.30 e via…destinazione Katherine Gorge. Katherine Gorge è una località in cui il fiume Katherine va a confluire in 13 gole progressivamente più piccole. I turisti possono decidere di discendere le acque del fiume seduti su un comodo battello oppure in canoa. Noi da buoni sportivi optiamo per canoa e pagaia.
La giornata è stupenda !!! Il cielo è azzurro, senza una nuvola e il sole scalda come un termosifone. Ci sono pertanto tutti i requisiti per un’ustione di primo grado. Da buone mozzarelle quali siamo ci cospargiamo di crema ad alta protezione e a posteriori abbiamo la certezza di aver agito al meglio.
Data la nostra totale mancanza di allenamento scegliamo di noleggiare la canoa per due ore e di addentrarci solo fino alla fine della prima gola.
E’ la prima volta che navighiamo in un fiume. E ce ne accorgiamo subito: altro che Fantozzi e Filini nelle fogne di Calcutta, sembravamo Montesano e Pozzetto in “Noi uomini duri”! Il panorama è davvero bello, con lo specchio d’acqua limpido racchiuso tra due costoni di roccia a strapiombo. Talvolta ai lati del fiume si vedono spiaggette vuote con tanto di segnaletica: Attenzione, area di riposo per coccodrilli !!! Nel nord dell’Australia ci sono due tipi di coccodrilli: i saltwater (di acqua salata e ritenuti pericolosi per l’uomo) e i freshwater (di acqua dolce e non pericolosi se non disturbati). Nel fiume Katherine vivono solo i freshwater crocodilles e infatti è consentita la balneazione. Noi non ne abbiamo visti e di questo ne andiamo felici….
Arrivati in fondo alla gola facciamo il bagno e torniamo indietro quando l’orologio segna le 13.
Dopo aver pranzato, con il sole a picco, ci rimettiamo in strada. Destinazione: Kakadu National Park. Il Kakadu è un parco molto esteso che si trova a circa 150 km da Darwin ed è considerato patrimonio protetto dall’umanità. La nostra intenzione è quella di arrivare a Cooinda e di trovare una sistemazione per la notte, in modo da essere pronti per effettuare domattina la crociera sulle Yellow Water. Le Yellow Water sono delle imbarcazioni che navigando lungo il fiume consentono di ammirare da vicino tutta la fauna al risveglio, coccodrilli compresi.
Ma arrivati sul luogo ci accorgiamo, come spesso già accaduto altre volte durante la vacanza, che il prezzo per l’escursione è abbastanza caro: 42 dollari a testa. Dopo mezz’ora di totale indecisione, optiamo per il NO Yellow Water. Vorrà dire che troveremo qualcosa di alternativo per osservare i coccodrilli dal vivo.
28/8 KAKADU NATIONAL PARK
Ancora dispiaciuti per aver rinunciato alla crociera sulle Yellow Water cerchiamo di trovare qualche alternativa all’altezza. Purtroppo sfogliando il depliant illustrativo datoci dalla reception del resort di Cooinda, ci accorgiamo che il Kakadu è davvero un bellissimo parco, ma che la stragrande maggioranza delle sue attrazioni sono raggiungibili solo con mezzi motorizzati 4X4. Peccato che il nostro camper non lo sia; di conseguenza la scelta sulle cose da vedere si restringe notevolmente.
Alla fine decidiamo di visitare il sito aborigeno di Ubirr in mattinata e di avventurarci sul fiume Adelaide nel pomeriggio per vedere il Jumping Crocodilles.
Il sito di Ubirr, fidatevi, non è niente di che….Ci sono poche pitture aborigene riprodotte sulla roccia che risalgono a tremila e passa anni fa. Disegni che peraltro hanno un significato assai vago e dal dubbio gusto estetico. Insomma, se pensiamo a ciò che romani, greci ed egizi hanno consegnato alla storia capite bene che il paragone non si pone neppure.….
Ciò che invece è apprezzabile è il panorama che si può ammirare dal punto più alto del sito, ove si colgono pianure e laghetti circostanti in totale silenzio.
A metà mattinata schiodiamo da Ubirr e ci dirigiamo verso l’uscita del Kakadu Park. Uscendo dal Kakadu e seguendo la strada che porta a Darwin si arriva all’Adelaide river. Questo fiume è famoso perché qui vengono organizzate crociere ad orari differenti (tre al giorno), della durata di circa due ore, in cui è possibile vedere i coccodrilli in azione. Il costo della crociera è di circa 30 dollari, non economicissima, ma sempre meno cara di quella sulle Yellow Water. In definitiva di uccelli e piante a noi interessa poco, ciò che ci preme assolutamente vedere prima di tornare in Italia sono i coccodrilli.
La crociera è proprio come ce la aspettavamo: uno spettacolo per turisti che di improvvisato ha ben poco, ma clamorosamente bella perché permette di osservare i coccodrilli a un tiro di schioppo. In pratica coccodrilli, lunghi anche 6 metri, vengono richiamati nei pressi della barca da un’esca (una braciola di maiale) attaccata ad una canna . Il pezzo di carne viene usato dal pescatore per far saltare il coccodrillo fuori dall’acqua con l’intento di mostrarlo ai turisti in tutta la sua lunghezza. Il reportage fotografico è d’obbligo.
Conclusa la crociera, ci riportiamo sulla Stuart Highway, ma anziché seguire l’indicazione per Darwin ci dirigiamo verso sud in direzione Litchfield Park, dove domani ci aspettano un po’ di bagnetti sotto le cascate.
29/9 LITCHFIELD PARK
La notte trascorsa all’Adelaide River (da non confondere col fiume dell’escursione. Questo è un paesino dove passa il fiume, ma la crociera si fa in tutt’altro punto) si rivela, come spesso accaduto nei giorni precedenti, molto lunga in quanto dopo le 22 si spengono le luci e tutti a nanna.
Poco male, vorrà dire che oggi saremo più riposati.
La strada per arrivare al Litchfield Park non è lunga e alle 10 siamo già ai piedi delle Florence Fall. Queste cascate non sono giganti, ma la vera figata è che l’acqua è calda e fare il bagno è davvero un toccasana. Così come per la canoata sul fiume, anche il bagno sotto le cascate è novità assoluta per noi.
A 10 minuti dalle Florence Fall ci sono le Rockholes. Come dice già il nome, non sono altro che dei grossi buchi scavati nelle rocce profondi 3-4 metri dove è possibile stare a mollo nell’acqua a godersi il sole, oppure fare dei tuffi. Conosciamo due ragazze di Melbourne in vacanza e ci intratteniamo un po’ con loro. Non sono per nulla belle, ma se non altro torniamo ad avere contatti con la società dopo qualche giorno di clausura.
Lasciato il Litchfield Park, raggiungiamo Darwin, nostra ultima meta prima di riconsegnare il camper domani pomeriggio.
30/9 DARWIN
Oggi è una giornata di totale transizione. Alle 16 dobbiamo consegnare il camper alla Britz, mentre all’1.30 abbiamo il volo per Cairns. L’attesa sarà infinita !!!
Darwin è una città di 100 mila abitanti e la zona del centro si gira in meno di un’ora, decidiamo quindi di fare nelle prime ore del mattino una scappata al porto. Il porto è abbastanza piccolo. La cosa interessante diventa quindi osservare i pescatori all’opera sulle banchine del molo. Rimaniamo stupiti in particolare dall’impresa di un ragazzo che, dopo aver pescato uno squaletto (e vi assicuriamo che il coefficiente di difficoltà è assolutamente elevato), decide di ributtarlo in mare perché a suo dire c’è pesce migliore da mangiare….!!!
Prima di consegnare il camper facciamo un giro in spiaggia, dove ci guardiamo bene dall’avvicinarci al mare (qui la balneazione è vietata per la presenza di coccodrilli di acqua salata), e in un secondo momento visitiamo il centro. Cogliamo l’occasione per connetterci un’oretta ad internet, poiché sono due settimane che siamo fuori dal mondo: in parlamento sono volati insulti, a Baghdad c’è stata l’ennesima strage, un aereo è caduto in Indonesia, Katrine ha spazzato via New Orleans e la Juve ha vinto la prima di campionato. Di queste notizie solo l’ultima ci allieta.
Alle 17 siamo già in aeroporto. Da qui all’1.30 mancano più di 8 ore !!!
31/8 CAIRNS
Arrivati a Cairns e preso alloggio nel nuovo ostello, decidiamo di rimandare il meritato riposo al tardo pomeriggio e di dedicare un paio d’ore al giro del centro. Ad ogni angolo di strada ci sono agenzie che propongono innumerevoli escursioni a prezzi disparati. Noi dopo una attenta valutazione scartiamo due escursioni delle quattro che avevamo preventivato in Italia. Un po’ perché parte di ciò che avremmo visto con l’escursione l’abbiamo già ammirato in precedenza e un po’ perché il nostro portafoglio è sempre più leggero….
In sostanza bocciamo l’escursione sull’isola corallina (Green Island o Fitzroy Island) e quella a Cape Tribulation. Al contrario ci attiviamo per trovare l’offerta più vantaggiosa per arrivare alla cittadina di Kuranda e per vedere da vicino la Grande Barriera Corallina.
Il consiglio che diamo è di non prenotare nessuna escursione per Kuranda attraverso agenzia, bensì andare direttamente in stazione (vicinissima al centro) e di prendere il treno che porta direttamente in loco. Si risparmiano almeno una trentina di dollari.
Per quanto concerne il Great Coral Reef è abbastanza indifferente perché i prezzi sono tutti sulla stessa linea, ciò che fa la differenza è il tipo di imbarcazione che si vuole prendere per arrivare sulla barriera. Ovvio che più la barca è grande e veloce e più l’escursione è costosa. Ma a conti fatti tutte le escursioni, dalla più economica alla più esosa, includono le stesse cose: due punti di immersione, attrezzatura per diving/snorkeling, pranzo e merenda a bordo con bevande a pagamento. Noi da buone “braccine” prenotiamo una tra le escursioni più economiche: 70 dollari a testa, che peraltro così economica poi non è !!!
Dopo aver riposato ci cambiamo e ci lanciamo nella Cairns by Night. Non ci sembra vero tornare a vedere così tanti luci e a percepire così tanti suoni dopo 10 giorni passati nel deserto.
Constatiamo nostro malgrado che il “famoso” Night Market, che su internet era stato tanto decantato come il miglior posto per fare acquisti, è una mezza bufala. Vasta scelta di abiti e souvenirs non mancano ma nulla in confronto al Paddy’s di Sydney sia per qualità che per prezzi. Io fortunatamente avendo già fatto il grosso degli acquisti a Sydney la prende bene, Daniele invece rimane a lungo atapirato.
Verso le 22.30 andiamo al Soho, una discoteca che questa sera, dalle 23 a mezzanotte, offre Free Drinks. Direi niente male, peccato che ordinare da bere al bancone diventa un po’ come assaltare forte Apache.
1/9 KURANDA
Fuori il tempo fa schifo e andare al mare sarebbe pertanto tempo sprecato.
L’escursione a Kuranda, nell’entroterra del Queensland, diventa perciò un’ancora di salvezza per non buttar via la giornata.
Compriamo il biglietto per il treno direttamente in stazione a 50 AUD.
Il mezzo di trasporto risale addirittura al 1936, ma proprio per questo assolutamente caratteristico. Per gli amanti del “brivido” è invece possibile raggiungere Kuranda con la Skyrail, una specie di ovovia che collega l’antica cittadina a Cairns.
Il viaggio dura un’ora e 45 minuti, ma passa in men che non si dica perché il panorama circostante è assolutamente suggestivo, con cascate e foresta pluviale a farla da padrone.
Arrivati a Kuranda abbiamo un solo obiettivo: il Koala Gardens. Qui si può vedere tutta la fauna Aussie a distanza ravvicinata. Scattiamo 1000 foto a wallabies (canguri più piccoli), coccodrilli e serpenti, ma il soggetto più gettonato è il Koala. Animale assai simile ad un orsacchiotto, in grado di dormire fino a 20 ore al giorno. Daniele paga 14 dollari e si fa fotografare con lo strano mammifero in braccio.
Per le 18 siamo in ostello. Ad attenderci c’è una “spiacevole” sorpresa: in stanza non siamo più da soli, ma con 2 nuovi coinquilini (un giapponese e un canadese) che peraltro si rivelano molto simpatici. Il problema è un altro: gli spazi e l’ordine !!!
Passiamo la serata in uno dei numerosi locali della cittadina, il Rhinobar, dove per l’occasione offrono flute di champagne a tutte le donne. Di conseguenza scroccare da bere alle ragazze, con l’intento di conoscerle diventa l’obiettivo di serata….
2/9 TRINITY BEACH
Al risveglio ho la testa che pesa un paio di tonnellate. Se la sera precedente avessi bevuto un paio di bicchieri in meno sarebbe stato meglio…
Anche oggi il tempo non è eccezionale, ma proviamo lo stesso ad andare al mare questa volta.
Prendiamo l’autobus (SunBus) in centro e con 10 dollari ci garantiamo il viaggio andata e ritorno per la spiaggia di Trinity Beach. Infatti a Cairns il mare praticamente non esiste. O meglio: c’è, ma la marea fa si che si ritiri fino a centinaia di metri dalla riva. Questo ha indotto a costruire un pezzo di spiaggia artificiale con una grossa piscina nel mezzo. La Lagoon, così viene chiamata, la prenderemo in considerazione più avanti quando non avremo molta voglia di prendere l’autobus e spostarci per trovare un fazzoletto di terra dove sdraiarci e prendere il sole.
Che dire di Trinity Beach? La spiaggia è piccola, il mare color caffèlatte e come se non bastasse il tempo peggiora in men che non si dica.
Alle 15.30 siamo già di ritorno. Sebbene Trinity e Cairns siano a soli 40 minuti di distanza, il tempo che troviamo in quest’ultima è eccellente. Dato il nostro colore cadaverico decidiamo di andare alla Lagoon e di metterci per un paio di ore orizzontalmente.
La sera scopriamo due ottimi posti: il Montezuma e il PJ O’Brien.
Montezuma è un ristorantino messicano dall’ottima cucina e dai prezzi tutt’altro che proibitivi.
PJ O’Brien è un pub di medie dimensioni con bancone circolare in mezzo al locale, piccola pista da ballo, qualche tavolo con sedia, e soprattutto un milione di persone in piedi a cantare e a far casino. Ovviamente la metà sono ragazze sbronze….
3/9 PALM COVE
Oggi la giornata è straordinaria: zero nuvole e sole rovente.
Prendiamo stesso autobus di ieri, con stessa tariffa, ma questa volta andiamo a Palm Cove, una spiaggia poco più a nord di Trinity Beach.
Sull’autobus conosciamo due cugine australiane con genitori sardi. Sono simpatiche e carine. Val la pena stare con loro tutto il giorno….
Palm Cove è decisamente meglio del posto visto il giorno prima: spiaggia più grande, sabbia più chiara e mare più pulito, anche se tutto ciò non ha nulla a che vedere con Carabi o Maldive.
La sera facciamo i conti col sole e con la nostra pelle. La protezione 25 italiana non è come quella locale. Qui le creme hanno un coefficiente protettivo superiore alle creme europee, poiché il buco dell’ozono è maggiore al di sopra del continente oceanico che nel resto del pianeta. Risultato: siamo pronti per essere serviti al ristorante come aragoste !!!
Per la prima sera da quando siamo partiti andiamo in un ristorante italiano a provare la pizza (Verdi’s Restaurant). Consiglio: lasciate perdere !!! E’ stata l’ennesima dimostrazione che dei piatti italiani all’estero è meglio diffidare.
4/9 LAGOON
Anche oggi il tempo fa i capricci, sono più i momenti di nuvole che quelli di sole. Andare al mare non sembra la scelta migliore. Ci rilassiamo quindi alla Lagoon di Cairns.
Al ritorno in ostello abbiamo la riprova che qui il sole, se vuole, sa farti male: nonostante i persistenti nuvoloni siamo più rossi del giorno precedente. Come è possibile ???
Nel frattempo io sta covando un’influenza poco opportuna vista la situazione, e assumo Tachipirine come fossero caramelle per poter stare in piedi.
A differenza della sera precedente ci buttiamo in uno dei numerosi ristoranti di differente cucina internazionale che la cittadina di Cairns offre: quello greco (non ricordiamo il nome). Il cibo è mediterraneo e tutto sommato buono, ma ciò che spicca è l’ilarità dei camerieri e l’ambiente goliardico che si crea: cantare, ballare e spaccare i piatti per terra qui è consuetudine.
5/9 GREAT CORAL REEF
Oggi è il grande giorno, o meglio uno di quelli che aspettavamo fin dal momento della partenza: l’escursione sulla Grande Barriera Corallina.
Il risveglio è tutt’altro che agevole, data la sveglia alle ore 7 e il rientro in ostello a notte fonda della sera precedente.
La barca non è grande ma ben attrezzata e l’equipaggio preparato e disponibile. In tutto saremo una ventina.
In 2 ore arriviamo al Reef. Man mano che ci si allontana dal molo di Cairns, l’acqua vira dal marrone torbido all’azzurro cristallino, intercalato dal blu corallino.
Alle 11 facciamo la prima delle due soste previste. Quelli che hanno il brevetto fanno diving, gli altri semplice snorkeling. Noi, privi di brevetto, ci lanciamo in acqua senza bombole e solo con maschera e boccaglio. Il mare è molto bello e di una limpidezza che abbiamo visto in pochi altri posti. Anche il corallo ha dei bellissimi colori e delle forme stranissime. Ci deludono invece i pesci, più scarsi e piccoli che in altre parti del mondo. A dire il vero vedo anche uno squaletto, peccato che in quel momento la macchina fotografica sia nelle mani di Daniele a decine di metri da me. Pazienza, vorrà dire che rimarrà tutto un bel ricordo nella mia memoria, mai immortalato.
Il pranzo sulla barca è un po’ scarsino e quasi esclusivamente a base di cipolla. Una manna per il mio palato che odia la cipolla….
Nella seconda immersione oltre a far snorkeling, ci cimentiamo anche in tuffi dalla barca.
Il ritorno in barca è lungo, ne approfittiamo così per coltivare al meglio la nostra abbronzatura e per scambiare 2 chiacchiere con dei ragazzi scozzesi. L’argomento come spesso accade in questi casi è il calcio.
In serata andiamo a bere una birretta al solito PJ O’Brien, consci che domani sarà l’ultimo giorno intero nella terra dei canguri.
6/9 PALM COVE
E’ l’ultimo giorno. Cogliamo perciò l’occasione per tornare a Palm Cove a goderci l’ultimo sole australiano.
Questa volta, a differenza dell’altra, il mare è una tavola: nemmeno un’onda e l’acqua più calda.
La sera passa melanconicamente. Alle 5 abbiamo il taxi per l’aeroporto, dove il volo Virgin Blue ci riporterà a Sydney per prendere il volo intercontinentale. Salutiamo tutte le persone conosciute in questi 7 giorni in ostello e non solo. Diciamoci la verità: lasciare Cairns e l’Australia si sta rivelando più difficile del previsto.
7/9 SYDNEY
Preso l’aereo che da Cairns ci riporta a Sydney, abbiamo ancora diverse ore davanti a noi prima di imbarcarci sul volo intercontinentale che ci condurrà a Bangkok e che decollerà solo alle 18.
L’attesa è troppo lunga e pensare di aspettare quasi 8 ore nell’aerostazione è improponibile. Lasciamo di conseguenza i bagagli in deposito e prendiamo due biglietti per Sydney by Tube.
Ripercorriamo marciapiedi già calpestati tre settimane prima con enorme piacere; rivisitiamo l’Haymarket convinti di trovare il Paddy’s aperto per poter effettuare gli ultimi acquisti. Ma con grosso dispiacere lo troviamo chiuso. Daniele diventa una furia: lui non ha ancora comprato nulla e aspettava questo momento per poter fare folli acquisti. Ci riduciamo quindi a comprare qualcosina negli altri negozi del centro e torniamo mesti e tristi in aeroporto quando l’orologio segna le 16.
Ci siamo. Abbiamo le cinture allacciate e l’aereo sta per decollare.
Ne è passato di tempo….Sembra ieri che siamo partiti da Malpensa….
Il ricordo di questa vacanza rimarrà indelebile nelle nostre menti. Non solo per i posti visti e per la piacevole routine vacanziera, ma soprattutto per lo stile di vita australiano, così cordiale e amichevole come mai trovato da nessun altra parte. Mettiamoci anche il fatto di essere ben consci che un posto collocato dall’altre parte del mondo rispetto all’Italia, ben difficilmente viene visitato due volte, che le lacrime sono d’obbligo.
Dovremmo dire addio, ma ci viene più facile dire: ARRIVEDERCI Australia.
11/9 MILANO
Dopo 3 giorni trascorsi a Bangkok, facciamo ritorno a casa.
Bangkok l’avevamo già vista in un precedente viaggio in Thailandia, pertanto la conoscevamo già. E’ stato però utilissimo fermarci là per tre giorni, in modo da alleviare la tristezza per la partenza dall’Australia e per fare shopping sfrenato.
Domani ricominceremo a lavorare….Non si può riportare il datario al 16/8 ???
Che malinconia!!!
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