di Hermes Mereghetti –
Sono un bambino di nove anni e questo che vi racconto è il mio primo diario di viaggio che ho scritto durante le vacanze trascorse con mamma e papà in Africa australe.
Ogni sera, in albergo o in campeggio, mi sono impegnato scrivendo tutto quello che mi ricordavo e tutto ciò che mi aveva colpito. E’ stato impegnativo ma alla fine, quando la mia maestra Donata lo ha letto e mi ha scritto un bel bravissimo con tre punti esclamativi, per me è stata una grande soddisfazione che non dimenticherò mai.
4 agosto 2001 “Il lungo volo aereo”
Dopo il check-in finalmente si parte per il primo volo aereo verso Londra. Sull’aereo il tempo passa in un battibaleno. Quando arriviamo a Londra e prendiamo l’autobus per andare in un altro aeroporto, piove a dirotto, sembra inverno.
Dopo una lunga attesa nella sala passeggeri finalmente si decolla verso Harare. Il volo dura dodici ore, tra uno spuntino e una dormita riesco a sopravvivere alla noia.
Il lungo viaggio non finisce qui, infatti dovrò prendere un altro aereo per Johannesbourg.
Purtroppo all’arrivo troviamo una brutta sorpresa: i bagagli con tutti i nostri vestiti non ci sono. Passiamo il pomeriggio e la sera cercando di capire che fine hanno fatto i nostri zaini e la nostra tenda, ma per avere una risposta dovremo aspettare domani. Fortunatamente la mattina seguente troviamo tutta la nostra roba all’ufficio bagagli smarriti dell’aeroporto.
Per fortuna!!!
Ora il nostro viaggio in Africa può iniziare.
6 agosto 2001 “Attraverso il Sud Africa verso la Namibia”
Partiamo verso metà mattina da Johannesbourg e ci dirigiamo verso i territori del nord. Attraversiamo la periferia e seguiamo le indicazioni per Soweto, ai bordi della strada si vedono moltissime baracche di lamiera, mio papà mi dice che sono abitate dalle persone povere del Sud Africa e di solito sono neri. In questa parte dell’Africa vivono anche molti bianchi ma non vanno molto d’accordo con i neri.
Quando lasciamo la grande città il paesaggio diventa noioso e io mi addormento sul sedile posteriore della nostra auto presa a noleggio. Mio papà, quando mi sveglio, mi dice che il paesaggio sarà sempre così fino al parco di Augrabies dove una bella cascata ci farà sognare.
Quando arriviamo al campeggio montiamo la nostra tenda e prepariamo subito la cena, siamo tutti molto affamati e stanchi. Appena finiamo di mangiare ci ritiriamo subito nella tenda in cerca di un po’ di caldo. Non passa molto tempo e ci addormentiamo nei nostri sacchi a pelo.
8 agosto 2001 “Namibia”
La prima tappa in Namibia è l’oasi artificiale di Ais Ais. In questo piccolo paesino c’è una sorgente di acqua calda, io non ci penso neanche un po’ e mi faccio un bel tuffo.
Ais Ais è anche il punto di partenza per esplorare il Fish River Canyon. Questo posto è molto bello e durante la sosta faccio molte fotografie. Prima di fermarci per la notte visitiamo una foresta con strani alberi che vivono solo in Namibia. Nel campeggio ci sono anche due ghepardi rinchiusi in una gabbia.
Dopo una bella notte passata nel calduccio del mio sacco a pelo, si riparte verso il castello di Duwisibis. La strada che percorriamo è sterrata e in certi punti ci sono delle buche profonde. Durante questo tragitto incontriamo un ragazzo olandese che sta facendo il giro del mondo in bicicletta. Quando arriviamo al castello montiamo la nostra tenda sotto una enorme acacia.
Subito dopo il tramonto accendiamo il fuoco e ci cuciniamo quattro bistecche con l’osso.
Il resto della serata lo passiamo guardando il bellissimo cielo stellato dell’Africa.
11 agosto 2001 “Dal castello a Swakopmound”
Smontiamo la nostra tenda subito dopo l’alba. Dopo una veloce colazione partiamo subito per le dune di Sossoulvlei, la pista è terribile, a tratti c’è la ghiaia e poi di colpo si trova la sabbia che fa sbandare l’auto. Bisogna guidare con molta attenzione per non rischiare di fare brutti incidenti.
Le dune di questo deserto sono molto alte e io mi diverto a salire sulla cima per poi tuffarmi dove sono più ripide. Anche se la sabbia entra sotto i vestiti l’emozione è grande.
Dopo aver raccolto un po’ di sabbia per la mia collezione riprendiamo il viaggio su una pista di terra battuta.
Ormai è quasi sera e dobbiamo cercare un posto dove passare la notte.
Dopo qualche chilometro troviamo una fattoria con alcuni spazi dove si possono montare le tende. Purtroppo soffia un forte vento e il montaggio della tenda è più difficile del solito.
La notte, come al solito, la passo al calduccio del mio sacco a pelo.
Suona presto la sveglia di papà, fa molto freddo e smontare il campo è faticoso.
Oggi il percorso è difficile, dovremo attraversare le montagne e scendere verso l’oceano percorrendo le solite strade sterrate.
L’auto vibra in continuazione e io mi addormento fino a Swakopmound.
In questa città ci fermiamo per due notti ospitati da una famiglia inglese.
La città è molto bella, ci sono molti divertimenti e molti negozi. Però, come sempre i bianchi vivono nelle case belle vicino al mare e i neri in una zona brutta nelle baracche.
Io penso che tutto questo non è giusto.
14 agosto 2001 “Dal mare alle terre degli Himba”
La prima cosa che vediamo dirigendoci verso nord è la colonia di otarie di Cape Cross.
In questa zona di oceano vivono migliaia di questi animali, sono molto belli, ma la puzza che hanno è terribile. Sono anche molto rumorosi e pigri.
Dal mare ci dirigiamo verso le montagne e ci fermiamo per la notte in un piccolo albergo di Uis.
In questo piccolo paese mi sono divertito molto a cercare sassi vicino la miniera abbandonata. Il giorno dopo percorriamo una pista terribile fino ad un luogo dove ci sono dei graffiti fatti dagli uomini primitivi. Il posto dove ci accampiamo per la notte è un vecchio fortino abbandonato ristrutturato dagli uomini del luogo.
Più ci avviciniamo ad Opuwo più il paesaggio diventa verde. Nella savana si vedono i primi villaggi Himba e sulle montagne si vedono anche i villaggi Herero.
Le donne Herero sono quasi tutte ciccione e portano sulla testa uno strano cappello che sembra un fiocco. Gli Himba invece si coprono con qualche pelle di capra e si spalmano sul corpo un impasto di fango e burro di capra.
Ci fermiamo anche in un villaggio dove vengo circondato da molti bambini, mi fanno vedere le loro capanne costruite con fango e legno. Prima di lasciare il villaggio regaliamo alcuni biscotti e un po’ di pane a questa povera gente.
Purtroppo il campeggio della città è senza acqua e l’unico albergo esistente è pieno. Questa notte la passeremo in una casa dormendo sul pavimento con i nostri materassini.
18 agosto 2001 “L’Etosha”
L’Etosha è uno dei più importanti parchi africani. Nel nostro viaggio abbiamo previsto di restarci tre giorni. Abbiamo affittato una casetta all’interno del parco e durante il giorno giriamo seguendo le numerose piste a caccia di animali.
Le ore migliori per vedere gli animali sono l’alba e il tramonto. Durante le soste alle pozze d’acqua ho visto molte zebre, giraffe, impala, elefanti, gnu e antilopi. Non si può scendere dall’auto perché è molto pericoloso. Anche se è difficile vederli, in questo parco ci sono molti leoni e ghepardi.
Ieri su una pista siamo stati caricati da un elefante spaventato dalla nostra auto.
L’altra notte in una pozza d’acqua vicino al campeggio ho visto una iena che beveva. E’ molto bello vedere gli animali correre nel loro ambiente naturale dove noi uomini siamo degli spettatori.
21 agosto 2001 “La striscia di terra del Caprivi”
Lasciamo il meraviglioso parco dell’Etosha e ci dirigiamo verso la zona del Caprivi. Prima di raggiungere questa zona facciamo una sosta sul fiume Okawango, questo fiume è abitato da coccodrilli e ippopotami… fare il bagno è molto pericoloso!!!
Quando partiamo per il Caprivi veniamo bloccati al posto di controllo dalla polizia, ci dicono che lungo questa strada ci sono i guerriglieri angolani che assaltano le auto di passaggio ed è molto pericoloso. I soldati della Namibia fanno partire ogni giorno un convoglio seguito da due pick-up armati di mitragliatri e cariche di soldati armati fino ai denti.
Mia mamma ha paura e per tutto il viaggio è rimasta nervosa.
Dopo quattro ore di convoglio raggiungiamo una zona più sicura e così possiamo viaggiare soli verso il Botswana.
24 agosto 2001 “Il Botswana e lo Zimbabwe”
Nel Botswana resteremo solo un paio di giorni per visitare il parco Chobe.
La mattina ci svegliamo molto presto per andare a vedere gli animali, ma purtroppo vediamo solo alcune scimmie e i soliti impala.
Il pomeriggio con una barca andiamo sul fiume Chobe per vedere gli animali che vivono qui. All’inizio vediamo solo molti uccelli ma poi incontriamo molti ippopotami immersi nell’acqua e alcuni bufali sulle rive.
Verso il tramonto iniziamo a vedere i primi coccodrilli, con la barca passiamo molto vicini ma restano immobili.
Ormai è quasi buio e restare sul fiume è pericoloso.
Raggiungiamo velocemente la sponda e con l’auto ritorniamo al campeggio.
Dopo una bella cenetta ci ritiriamo nella nostra tenda e ci addormentiamo.
La mattina successiva smontiamo il campo e partiamo per Victoria Falls nello Zimbabwe. Dopo aver cercato un albergo visitiamo un allevamento di coccodrilli. Sono molto fortunato perché durante la mia visita danno il cibo ai coccodrilli grossi. La scena è spaventosa, questi bestioni divorano grossi pezzi di carne cruda in un solo boccone.
In una gabbia dell’allevamento ci sono anche due leoni e una leonessa.
Verso sera andiamo a visitare le cascate. Lo spettacolo è magnifico, non ho mai visto una cosa simile!!! L’acqua cade sulle rocce rimbalzando e formando tante bollicine che ci bagnano tutti i vestiti. In alcuni punti si vede anche l’arcobaleno.
Nello Zimbabwe visitiamo anche i villaggi vicino al lago. Avendo ancora molto cibo acquistato nei giorni precedenti, decidiamo di distribuirlo alle persone che vivono nelle capanne. Come sempre vedo bambini che per una caramella ci saltano sull’auto.
Purtroppo in Africa è sempre così perché le persone non hanno niente e anche le piccole cose possono essere utili.
26 agosto 2001 “Il volo in elicottero”
Dopo aver visto le cascate dal parco abbiamo deciso di farci un volo in elicottero per vederle dall’alto.
Mia mamma ha molto paura, io sono molto emozionato e mio papà è leggermente teso.
Dopo aver fatto il pieno di benzina si decolla, ci si alza piano piano e dopo qualche minuto siamo sopra le cascate. Lo spettacolo è meraviglioso e quando l’elicottero si piega per virare si vede l’arcobaleno. Restiamo in volo sopra le cascate e il fiume per molto tempo e quando ci abbassiamo si vedono molti bufali e qualche elefante. L’atterraggio è stato perfetto e anche mia mamma non ha avuto più paura.
28 agosto 2001 ” La fine del viaggio”
Durante il lungo volo aereo ho avuto molto tempo per riflettere su tutto il viaggio che ho fatto. Penso a tutta la strada percorsa e alle buche, ai tratti sabbiosi e ai pezzi asfaltati che non finivano mai. I paesaggi erano sabbiosi e secchi, rocciosi e con montagne e il cielo sempre blu. I villaggi erano molto poveri con gente cordiale e con usanze strane, ad esempio gli Himba si mettevano il fango sulla testa e il burro di capra sul corpo. C’erano anche le città con i negozi ma erano molto lontane tra loro. Ricordo anche tutti gli animali che ho visto: dal più calmo come la giraffa al più feroce come il leone. E poi ancora tutti gli animali incontrati durante il giro che mi sono fatto sul fiume col battello, è stato molto bello ed emozionante.
Mi ricordo il volo in elicottero sulle cascate, che sballo!!!
Mentre penso in continuazione al mio viaggio mi addormento stanco del lungo volo. Quando mi sveglio, mio papà mi dice di guardare fuori dal finestrino che si vede il Ticino, tra pochi minuti saremo all’aeroporto di Malpensa.
Ora il viaggio è finito davvero, chissà quando potrò tornare in Africa!